L'editoriale
I ricchi piangono, ma non il Prof
Non è vero che tutti gli italiani piangono a causa della crisi: ce n’è anche qualcuno che ride. Tra questi Mario Monti. Mentre i contribuenti erano alle prese con gli astrusi conteggi dell’Imu e centinaia di migliaia di dipendenti con l’angoscia di non avere né lavoro né pensione, il presidente del Consiglio pensava a investire i propri soldi, tra i quali immaginiamo anche i 15 mila euro al mese di vitalizio che dal 9 novembre incassa da Palazzo Madama come senatore a vita. Il denaro ha trovato sistemazione sulle sponde del lago Maggiore, dove, a poca distanza da una delle magioni di Silvio Berlusconi, la famiglia del premier - moglie e figli - si è comprata un pezzo di tenuta. Come racconta qui a fianco il nostro Franco Bechis, l’acquisto è stato perfezionato alla fine di marzo e l’atto registrato appena due giorni fa. Della proprietà fanno parte due ville, una di quattordici stanze e l’altra di sole dieci (non essendo in vigore la riforma del catasto voluta da Monti, la misura è ancora in vani e non in metri quadri), cui si aggiunge un villino di tre camere e mezzo. A completare il tutto alcuni ettari di terreno, in parte coltivati a vigna mentre il resto è bosco. La tenuta era già da tempo adibita a residenza di campagna dello stesso presidente del Consiglio, in quanto di proprietà della famiglia della moglie. Anzi, una parte era già intestata alla signora, presumibilmente ricevuta in eredità; l’altra invece era della sorella di Elsa Antonioli. Purtroppo non avendo a disposizione il rogito notarile, non sappiamo a quanto ammonti l’investimento, ma è assai probabile che non si tratti di spiccioli. Il che ovviamente ci fa piacere, perché testimonia che in un momento in cui le banche finanziano solo chi i soldi li ha già, c’è invece qualcuno, come il premier, cui non manca la liquidità. Non solo. L’acquisto dimostra anche una certa fiducia di Monti nelle potenzialità del settore immobiliare, non solo perché esso aggiunge le ville alle altre proprietà in mattoni - che pure non sono poche - ma anche perché sfida l’Imu, la temuta tassa su prima e seconda casa. Come è noto, con la manovra di dicembre il governo ha introdotto l’imposta sugli immobili, estendendola anche all’abitazione principale e caricandola con una rivalutazione del 65 per cento. All’inizio non tutti hanno calcolato l’impatto del provvedimento sul proprio portafogli, ma ora che la scadenza del versamento si avvicina, gli italiani si stanno accorgendo del salasso. Una stangata che rischia di essere ancor più pesante a causa della riforma del catasto, non ancora attuata ma già annunciata. Presentata come un provvedimento necessario ad allineare i valori catastali a quelli di mercato, in realtà sarà il sistema con cui il Fisco drenerà altri soldi alle famiglie. Già, perché nonostante le modifiche vengano presentate come a costo zero per i contribuenti, è praticamente impossibile che ciò si verifichi. La promessa di abbassare le tasse sui trasferimenti immobiliari del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani potrà forse, in futuro, far piacere agli acquirenti di case, ma lascia indifferente chi ne possiede già una. Per rendersene conto basta fare due conti. Fino a ieri, cioè a prima che Monti divenisse presidente del Consiglio, in Italia chi acquistava la sua prima abitazione pagava il 4 per cento di imposte sul valore dichiarato e poi più nulla. Chi invece ne aveva già una era costretto a versare il dieci per cento all’erario più l’Ici. Nel primo caso su un alloggio del valore di 200 mila euro se ne pagavano 8 mila; nel secondo il contributo al Fisco raggiungeva i 20 mila cui poi avrebbe dovuto sommarsi l’Ici. Come risulta evidente, già con il vecchio sistema lo Stato non ci andava leggero con i proprietari di casa. Ma dal 4 dicembre scorso le cose sono peggiorate, in quanto al maxi prelievo iniziale si somma l’Imu, il cui peso è spalmato su prime, seconde e case di famiglia. Quanto inciderà il salasso deciso da Monti? Per ora nessuno lo sa perché il governo ha fatto le cose in fretta e i Comuni ancora non si sono organizzati. Di sicuro si sa soltanto che l’imposta municipale unica non sarà uno scherzo. Sulla casa si scarica infatti gran parte del peso della manovra di risanamento dei conti. Oltre a ciò c’è un’altra certezza e cioè che con la rivalutazione del catasto bisognerà pagare di più. Mentre verrà chiesto un onere aggiuntivo, non si avrà alcun beneficio da un eventuale riduzione delle tasse sulla compravendita, in quanto con la revisione non ci sarà un rimborso delle imposte eccedenti versate al momento dell’acquisto. Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce ’o passato. A differenza di quanto raccontato dal sottosegretario dell’Economia, non ci sarà nessun saldo zero per il contribuente. Il carico fiscale non rimarrà inalterato come egli ha dichiarato, ma peserà ancora di più sulle spalle dei proprietari di casa. Come dicevamo in apertura, non possiamo che rallegrarci con il presidente del Consiglio e la moglie per i loro investimenti immobiliari. Segno che la contabilità familiare è in salute. Purtroppo quella degli italiani non gode delle medesime condizioni. Nel loro caso, più che investire, c’è il rischio di essere investiti. Dalle troppe tasse. di Maurizio Belpietro