Telegramma da un Paese nei guai
Egregio Mattias Mainiero, mi riferisco alla lettera “Il postino non bussa più”. Il signor Castriota espone una situazione di disservizio. Lei risponde ironicamente. Ma la sua risposta non è comica e svela una volta di più che chi avrebbe il dovere di aiutare a denunciare i disservizi in effetti pensa solo a far ridere. Gino Vercesi Milano Oste, è buono il vino? No, caro Vercesi, io non le dirò, e non solo perché sono astemio, che il vino della rubrica “A tu per tu” è buono e frizzante, fresco e adatto alla stagione. Troppo semplice. Io le riporto una lettera della signora Renata Bucci di Brescia: «Non sopporto più il lamento scomposto, urlato, quasi sempre non supportato da elementi conoscitivi. Il puntare il dito sempre e comunque su reali o presunte colpevolezze mi dà la nausea…». Seguono altre considerazioni. Veniamo a noi: la signora Bucci è stufa. Molti lettori sono stufi. Io con loro. Non si può, tutti i giorni di tutte le settimane, raccontarsi che questo non va e quest’altro neppure, questa è una catastrofe e quest’altra è una maledizione. Le banche? Un covo di ladri. I politici? Tutti malfattori. Non è vero: ci sono servizi che funzionano e servizi che non funzionano, servizi che andrebbero eliminati dalla faccia della terra per la loro indecenza e servizi che tutto il mondo ci invidia. E Libero, quando i servizi non funzionano o funzionano male, lo dice. Racconta malefatte, ritardi, disagi e disastri. Elenca sprechi. Dà suggerimenti. Ogni tanto (semel in anno) ci scherza un po’ su. Per stemperare, perché non possiamo sempre piangere, perché il fegato in qualche modo va salvaguardato. Perché la signora Bucci è stufa. E comunque, caro mio, su una cosa lei ha ragione. Quella risposta non era ironica: era tragica. Parlava di un Paese terrorizzato, un Paese che ha perso la fiducia nello Stato, un Paese in cui il servizio postale, non per colpa sua, ormai recapita solo dichiarazioni di guerra: avvisi di pagamento, ingiunzioni, raccomandate minatorie. Un Paese in cui i postini a volte arrivano puntualmente e a volte no, ma se arrivassero e non recapitassero solo guai sarebbe molto meglio. E lei non è d’accordo. Liberissimo, anche se non ne capisco il motivo. Per spiegarmelo, mi mandi un telegramma: a strettissimo giro di posta (due o tre mesi?) le risponderò. Chiedo venia: sono stato un po’ ironico. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it