Jet lag sociale? Basta la pennichella

Mattias Mainiero

Dopo lo “spread” e la “spending review”, arriva il “jet lag sociale”. Sarebbe la crescente sfasatura tra i ritmi naturali del corpo e i ritmi imposti dagli impegni quotidiani che ci costringono a star svegli più di quanto dovremmo. C’è chi soffre di “jet lag” un paio d’orette al giorno e chi solo per una. Essendo io messo piuttosto bene con il mio “jet lag”, nel senso che ci rispettiamo a vicenda, chiedo al dottor Mainiero: «Scusi, e lei?». Luigi Fassone e.mail Io, caro Fassone? Io sono un jet, nel senso che la sera (anche se non è proprio sera) prendo sonno alla velocità della luce. Poggio la testa sul cuscino e già sono nelle braccia di Morfeo. Ho un lag (nel senso di intervallo) infinitesimale. Non saprei dirle perché. Probabilmente perché normalmente non vado mai a letto prima delle 3 del mattino. Ragion per cui, presumo, ci vado sempre che sono più morto che sfinito. Poi la mattina sono guai. Secondo alcuni, colpa della pressione bassa. Secondo me, colpa del caffè che non è mai abbondante. Durante il giorno, profondissimo jet lag, ma solo quando leggo certi giornali: commenti dotti, profondi, serissimi e pesantissimi. Effetto soporifero, con tutto il rispetto per i colleghi-camomilla. Ma scusi, ha proprio importanza sapere quali sono le mie abitudini notturne o diurne? Noi dormiamo, caro mio, quando siamo stanchi. Talvolta, come ci spiegano i medici, se siamo troppo stanchi, stentiamo a prendere sonno. Poi c’è il sonno agitato di chi ha mangiato troppo, il sonno profondo e russante di chi invece ha bevuto troppo e anche il sonno con i crampi (allo stomaco) dei tanti che nel mondo non riescono a mangiare a sufficienza. Per quanto riguarda le ore diurne, conosco la pennichella. Il jat lag sociale, per la verità, mi giunge piuttosto nuovo, e anche, se permette, un po’ offensivo. Gesù mio, ma dormiamo tutti in piedi? Non vediamo ciò che succede in giro? Pil in calo, recessione, inflazione, differenziale con i Bund alle stelle, crisi e ancora crisi, aziende che chiudono. C’è tanta disoccupazione. E c’è chi pagherebbe (se solo avesse un euro da parte) per essere stanco di fatica e per soffrire di un inguaribile jet lag sociale. Invece, dorme per noia. O perché ha sbattuto troppo la testa contro il muro ed è caduto a terra mezzo morto. Per rispetto, aboliamo il jet lag sociale dal nostro vocabolario. La pennichella basta e avanza. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it