CONGRESSO NAZIONALE SIN 2014
Gli ultimi risultati scientificidai 2mila neurologi della SIN
Perché le malattie neurologiche sono in costante aumento? Secondo Aldo Quattrone, Presidente della Società Italiana di Neurologia SIN a congresso da sabato prossimo a Cagliari “la causa va ricercata soprattutto nell’invecchiamento della popolazione”. Con numeri purtroppo sempre più grandi: in Italia la demenza colpisce 1 milione di persone, di cui 600.000 affetti da Malattia di Alzheimer; 200.000 i pazienti con Morbo di Parkinson, di cui 50.000 casi di parkinsonismi; 930.000 sono le persone con conseguente invalidanti dell’ictus, patologia che ogni anno fa registrare 250.000 nuovi casi; 60.000 circa i malati di Sclerosi Multipla, circa 1 caso ogni 1.000. “La ricerca in campo neurologico tende sempre più verso metodiche innovative di diagnosi precoce della malattia neurodegenerativa per consentire un approccio terapeutico tempestivo – ha continuato il presidente della SIN - Spesso infatti solo intervenendo agli esordi della malattia con un trattamento precoce si ottiene un forte rallentamento nella progressione della malattia. I ricercatori italiani sono molto impegnati su questo fronte con un’importante produzione di studi scientifici che, in parte, presenteremo nel corso del congresso di Cagliari”. Ma vediamo, in sintesi, le novità che verranno presentate al congresso. Malattia di Parkinson. La prevenzione del Parkinson è possibile se la diagnosi viene effettuata molto precocemente o, meglio ancora, in fase pre-motoria, e cioè prima della comparsa dei disturbi motori caratteristici, come la lentezza dei movimenti e il tremore di riposo, ponendo grande attenzione ad alcuni disturbi che, invece, non sono specifici della malattia. “Tra questi – spiega il professor Aldo Quattrone, Rettore Università Magna Graecia di Catanzaro – i più importanti sono il deficit olfattivo (ipo o anosmia) e il disturbo comportamentale in sonno REM (RBD), caratterizzato da comportamenti quali urlare, scalciare, tirare pugni durante il sonno. RBD al momento rappresenta il marcatore predittivo più affidabile di malattia di Parkinson. Infatti, circa il 60% dei pazienti che ne è affetto sviluppa la malattia entro 10-12 anni. La corretta diagnosi di ipo-anosmia e di RBD consente di individuare i soggetti a rischio di sviluppare la malattia, e di valutare l’efficacia di interventi terapeutici con farmaci neuro-protettivi capaci di arrestare o rallentare il decorso della malattia”. Epilessia. Si aprono nuovi orizzonti nella diagnosi e nella comprensione delle crisi epilettiche e delle varie forme di epilessia. “Da un lato lo studio genetico del DNA per individuare marcatori di farmacoresistenza e di suscettibilità per le cosiddette ‘epilessie complesse’ – ha detto il Prof. Umberto Aguglia, Coordinatore Gruppo di Studio Epilessie SIN, Professore Ordinario di Neurologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro e Direttore del Centro Regionale Epilessie A.O. Bianchi Melacrino Morelli Reggio Calabria – grazie ai quali potrebbe essere possibile capire, attraverso un semplice prelievo del sangue, come i pazienti rispondono alle terapie. Dall’altro lato, tecniche avanzate di analisi integrata di segnali neurofisiologici e di imaging che hanno permesso la sperimentazione di avveniristici sistemi intracranici (chip che si inseriscono in prossimità dell’area del cervello), in grado di visualizzare con molta precisione l’area del cervello da cui partono le scariche epilettiche, riconoscere precocemente le crisi e bloccarne l’insorgenza. Si utilizza in pazienti farmacoresistenti e in cui le epilessie sono parziali”. Malattia di Alzheimer. “Nuove possibilità diagnostiche permettono di anticipare la diagnosi di anni – ha precisato Prof. Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell’Università di Milano-Bicocca – addirittura in fase prodromica (all’insorgere dei primi sintomi, ma in assenza di demenza conclamata). Attualmente sono in sperimentazione alcune strategie terapeutiche da attuare in fase precoce che potrebbero modificare il decorso della malattia; queste vanno ad agire sulla proteina beta-amiloide, che si deposita nel cervello anni prima dell’esordio della Malattia di Alzheimer, bloccandone l’accumulo, inibendone la produzione o rimuovendola con anticorpi”. Ictus cerebrale. Verranno presentate le Linee guida della Italian Stroke Organisation che estendono la trombolisi ai pazienti ultra-ottantenni, portando il numero dei pazienti “aventi diritto” da 10.000 a 14.000 l’anno. “Attualmente, in Italia vengono effettuate 3.600 trombolisi endovenose l’anno – ha anticipato il Prof. Domenico Inzitari, Direttore della Stroke Unit dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze e Professore Ordinario presso la Clinica Neurologica dell'Università di Firenze – numero ben al di sotto di quello dei pazienti “aventi diritto”, anche a causa del fatto che le unità ictus non sono diffuse capillarmente. A colmare il gap, la telemedicina, attraverso la quale un neurologo vascolare del centro ictus di un Ospedale di riferimento (Hub) può fornire in tempo reale la propria consulenza a un Pronto Soccorso periferico, effettuando esami a distanza e servendosi anche di telecamere ad alta definizione. Novità anche nella prevenzione secondaria, con i farmaci anticoagulanti diretti, inibitori della trombina (dabigatran) o del fattore X (rixaroxaban, apixaban)”. Cellule staminali mesenchimali in sclerosi multipla. “Per la prima volta viene sperimentato l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali nelle persone con Sclerosi Multipla – ha detto il Prof. Antonio Uccelli, Direttore Centro di Eccellenza per la Ricerca Biomedica (CEBR) Università di Genova e Responsabile Centro per la Ricerca e la Cura della Sclerosi Multipla – sulla base di evidenze che fanno supporre che tali cellule possano spegnere il processo che danneggia il sistema nervoso centrale, rilasciare molecole utili alla sopravvivenza e, possibilmente, alla riparazione del tessuto danneggiato. L’Italia, con i Centri di Genova, Milano San Raffaele, Verona e Bergamo, è uno dei 9 Paesi coinvolti nello studio. Nonostante le enormi aspettative per questo studio, è impensabile che le staminali mesenchimali possano rigenerare i neuroni perduti e migliorare la condizione clinica dei pazienti con grave disabilità. Ci permetterà, però, di dare una risposta autorevole sulla sicurezza e sull’efficacia di questo tipo di trattamento, ponendo fine alle speculazioni”. Novità nelle terapie in sclerosi multipla. Per quanto concerne le terapie recentemente introdotte in Italia o di prossima introduzione, saranno presentati i risultati di studi che contribuiscono a definire il profilo di sicurezza ed efficacia di farmaci come il fingolimod e la teriflunomide. “Interessanti osservazioni di farmacogenetica su farmaci in uso da più tempo, come nel caso dell’interferone beta, aiutano a individuare, grazie a marcatori genetici appena scoperti, una maggiore suscettibilità al trattamento – ha spiegato il prof. Giancarlo Comi, Past President SIN e Direttore Dipartimento Neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale Università Vita-Salute, Ospedale San Raffaele di Milano – Importanti contributi si focalizzano sul problema della sospensione del trattamento con Natalizumab, dovuta alla percezione di rischio eccessivo di encefalite multifocale progressiva. Ancora, numerosi i contributi sugli aspetti diagnostici e pronostici; sempre elevata, infine, l’attenzione sui problemi cognitivi e affettivi che hanno una grande ricaduta sulla qualità della vita dei pazienti. (L. LUC.)