Confessione
Roma, la sorella del killer dell'Eur: "Sembrava un angelo. E' morto da diavolo"
Impossibile scoprire chi fosse davvero Federico Leonelli. C’è chi parla del diavolo, chi giura che si trattasse di un angelo. Di sicuro, Federico era molto amato in famiglia. La sorella Laura, pur riconoscendo la gravità dell’omicidio compiuto dal 35enne, da domenica chiede a gran voce di capire perchè sia stato ucciso. Aveva in mano un coltello e, secondo lei, gli agenti avrebbero potuto renderlo inoffensivo ferendolo, senza bisogno di ucciderlo. Ma la verità è affidata a un’inchiesta che sta cercando di ricostruire quei terribili attimi di concitazione in cui i poliziotti hanno temuto per la propria vita e per quella dei vigili del fuoco, decidendo quindi di sparare. Laura non si dà pace e racconta di un ragazzo meraviglio e «uno zio premuroso con i miei figli, bambini di sei e tre anni e mezzo». La madre, Immacolata, che abita ancora nel palazzone all’Ostiense, alle spalle di Eataly, dove aveva cresciuto i suoi figli, non sa nulla. E’ invalida e amava moltissimo il suo ragazzo, nonostante le discussioni e la convivenza fosse diventata difficile, perciò hanno scelto di non farle sapere che Federico non c’è più. Del resto lui era tornato a casa due anni fa, dopo 17 vissuti con la fidanzata. Anche all’estero, sempre insieme, finchè lei era morta per un anuerisma e lui - forse - non si era ancora ripreso da tanto dolore. Per questo c’è ci racconta di un tipo burbero, «sempre con le cuffiette in testa», e chi in quelle cuffie vedeva il suo modo «innocuo» per estraniarsi da tanta sofferenza da combattere, forse con l’aiuto delle medicine. Fino a quel lutto, Leonelli aveva lavorato come informatico ed era in quell’ambiente che aveva conosciuto il dirigente che qualche mese fa gli aveva dato l’occasione di uscire dalla casa della madre e guadagnare qualche soldo. Certamente Giovanni Ciallella non poteva immaginare che nel frattempo nella mente del ragazzo si fosse infilata quella passione per i coltelli. Forse non aveva neanche fatto caso che l’uomo girava in tenuta mimetica, con anfibi e occhialoni, come è stato sorpreso l’altro ieri dalla polizia, mentre sezionava il corpo della colf ucraina. Nel suo quartiere parlano di un «angelo alto un metro e novanta, biondo e con splendidi occhi blu», il controcanto descrive l’uomo, palestrato, pieno di tatuaggi e occhi di ghiaccio. La procura continua a scavare: vuole capire il movente del barbaro omicidio di Oksana Martseniuk, ma vuole anche sapere come sia morto Leonelli. Per questo saranno effettuati anche gli esami balistici, che dovranno accertare la traiettoria delle pallottole e capire la provenienza dei due fori sul parabrezza della Chevrolet Cruze del killer, parcheggiata fuori dalla villa, e sulla quale pare che volesse fuggire. Ma c’è anche chi dice che quei buchi sul vetro li abbia fatti lui, con un coltello poi trovato spezzato, mentre inseguiva Oksana, che nella fuga avrebbe tentato di trovare salvezza anche in quell’auto. di Roberta Catania