Rischio contagio

Oms, allarme Aids: "I gay prendano farmaci preventivi"

Andrea Tempestini

I gay corrono un rischio diciannove volte più alto di contrarre l'Hiv rispetto al resto della popolazione: nel gruppo omosessuale, infatti, è emergenza contagi. L'allarme viene lanciato dall'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, che nelle linee guida presentate oggi, venerdì 11 luglio, ha consigliato ai gay di "assumere i farmaci antiretrovirali come forma di prevenzione". Una pillola al giorno - L'Oms spiega, col dirigente del dipartimento Hiv, Gottfried Hirnschall, spiega: "Constatiamo una esplosione dell’epidemia in questo gruppo a rischio soprattutto per un abbassamento della guardia dal punto di vista della prevenzione". Già lo scorso maggio le autorità sanitarie Usa avevano suggerito i farmaci a tutti i gruppi a rischio, individuati grazie a degli studi che indicano come una pillola al giorno unita al preservativo abbassa il rischio del 25 per cento. Le stime - "Se gli omosessuali seguissero questa profilassi - continua l’Oms - si potrebbero evitare un milione di nuovi contagi in dieci anni". Cifre significative, dunque, e raccomandazioni che valgono anche per l'Italia, dove "il numero di nuovi casi fortunatamente è più basso rispetto ad altri paesi - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità - ma per vedere esempi dell’esplosione delle nuove infezioni non dobbiamo andare lontano". Per esempio nel Marais, a Parigi, l'incidenza dell'Hiv è del 7%, superiore anche a quella del Botswana. Nuove terapie - L'Istituto Superiore di Sanità non ha dubbi sull'efficacia del metodo. "Il principio - spiega Vella - è lo stesso della profilassi antimalarica per chi va in Africa, anche se ci sono dei problemi da risolvere. Intanto c’è l’aderenza alla terapia, che i test hanno dimostrato essere difficile da ottenere, poi c’è il problema dell’accesso. Queste terapie non si trovano certo in farmacia, ed è difficile dire chi dovrebbe pagarli. In Italia, almeno per ora, non certo il servizio ssanitario nazionale, forse sarebbe più giusto che chi li usa li pagasse di tasca propria".