L'editoriale

Il terremoto dell'Irpinia ci costerà altri due miliardi

Maurizio Belpietro

La settimana scorsa, in occasione del quarantesimo anniversario della fondazione de il Giornale, abbiamo ricordato che fu il quotidiano fondato da Indro Montanelli a scoperchiare il marcio della ricostruzione dell’Irpinia. A otto anni dal sisma del 23 novembre del 1980, la testata di via Negri pubblicò infatti una serie di articoli di Paolo Liguori dedicati allo spreco di denaro pubblico. Fu un’inchiesta in cinque puntate, che 26 anni fa anticipò tutto quello che poi avremmo visto dopo: i costi delle opere che lievitano, i tempi di fine lavori che si dilatano, le mazzette, le ruberie, i politici eccetera eccetera… La rievocazione storica di quell’indagine giornalistica a puntate ci ha fatto però venir voglia di ficcare il naso in Irpinia e di scoprire a distanza di 34 anni dal terremoto come sia andata a finire. La nostra Cristiana Lodi è dunque scesa nel Meridione, girovagando tra i comuni campani colpiti dal sisma e quello che leggerete nelle pagine interne è il racconto a puntate di ciò che ha visto. O meglio: è la cronaca di una ricostruzione mancata, che ancora consuma soldi dei contribuenti e che secondo le stime se tutto andrà per il meglio sarà ultimata fra una cinquantina d’anni. C’è infatti uno studio del ministero delle Infrastrutture che stima nel 2067 la fine lavori degli interventi previsti. Sì, avete letto bene: di questo passo forse a 87 anni dalla scossa che fece crollare interi paesi e provocò 2.914 morti, 8.848 feriti e lasciò 280 mila persone senza casa, la ricostruzione sarà conclusa. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 4 luglio o compra l'edizione digitale