ALIMENTAZIONE CORRETTA

L'obesità è colpa degli zuccheri?Sono necessari alcuni 'distinguo'

Maria Rita Montebelli

Dati assai preoccupanti sull’obesità, soprattutto infantile: oggi ben 1 bimbo su 4 all’asilo è già in sovrappeso o obeso. E pochi di quesit riusciranno, da grandi, a non aumentare le file dell’esercito dei ciccioni. Con malattie coronariche e tante altre patologie ancora in agguato. Insomma, un rischio di cui è colpevole chi? “In primis il sovrappeso dei genitori – precisa Claudio Maffeis, Professore di Pediatria all’Università di Verona, intervenendo al Media Tutorial sul consumo degli zuccheri organizzato da Nutrition Foundation of Italy - il secondo il peso alla nascita: più sono alti questi due riferimenti, più aumentano i rischi di ciccia del bambino. L’obiettivo più importante della nutrizione nel bambino è quindi di carattere educativo: il bambino dovrebbe acquisire infatti l’abitudine a consumare una dieta varia con porzioni di alimenti adeguate al suo reale fabbisogno e a praticare con costanza attività motoria. Le raccomandazioni nutrizionali nazionali (LARN) per i bambini dopo i 2 anni suggeriscono di assumere il 55-60% dell’energia giornaliera dai carboidrati e non più del 10% dell’energia dai carboidrati semplici (zuccheri). L’alto numero di bambini obesi presente anche nella popolazione italiana non è imputabile all’assunzione di un solo nutriente ma all’eccesso di calorie ingerite rispetto al fabbisogno e al mancato rispetto delle raccomandazioni nutrizionali”. E gli zuccheri, che ruolo hanno? Quelli ‘semplici’ sono spesso considerati tra i nutrienti più specificamente responsabili dell’elevata frequenza di sovrappeso e di obesità in popolazioni come la nostra. Tuttavia, il dibattito su questi temi, nella Comunità Scientifica, rimane aperto, come dimostra la discordante letteratura scientifica pubblicata e la dibattuta bozza di aggiornamento delle linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’assunzione di zucchero, sottoposta a consultazione pubblica conclusa il 31 marzo scorso, e su cui si attendono i risultati nel corso dell’estate. L'OMS sottolinea che una riduzione al di sotto del 5% delle calorie totali giornaliere avrebbe benefici aggiuntivi sulla salute dell’individuo rispetto al tetto attuale del 10% di apporto calorico giornaliero, approvata nel 2002 dalla stessa OMS. Secondo Giuseppe Fatati, Presidente della Fondazione ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) “l’obesità è un’epidemia globale e per poterla gestire in modo adeguato è necessario concentrarsi anche e soprattutto sugli stili di vita moderni. Dare la colpa ad un singolo componente dell’alimentazione è anacronistico. Per evitare semplificazioni e gli errori di pianificazione sanitaria e sociale conseguenti, è importante studiare a fondo il comportamento alimentare della popolazione e averne quanto più possibile un’immagine critica a 360 gradi. Il rapido evolversi in senso negativo della situazione richiede soluzioni e interventi strutturali innovativi di politica sociale ed economica. Alla base di tutto deve esserci un comportamento scientifico e decisionale scevro da preconcetti”. Non solo zuccheri. Il presidente NFI (Nutrition Foundation of Italy) Andrea Poli ha fatto il punto sulla proposta dell’OMS sui consumi di zucchero, proponendo alcune considerazioni critiche in merito: “Senza dubbio alla base della revisione delle linee guida sugli zuccheri da parte dell’OMS c’è la corretta affermazione che livelli elevati di assunzione di zuccheri sono associati ad una cattiva qualità della dieta. Tuttavia non è chiaro – continua Poli - se l'associazione tra assunzione di zucchero e il sovrappeso sia causale. Ancora una volta, vorremmo sottolineare che le raccomandazioni per la popolazione dovrebbero essere rilasciate solo in presenza di prove convincenti di una relazione causale tra l'intervento promosso e il risultato desiderato. E non ci sembra sia così nel caso della restrizione del consumo di zuccheri al di sotto del 5% delle calorie totali giornaliere proposta dall’OMS”. La posizione è stata supportata dalle rilevazioni in merito ai livelli medi di consumo degli zuccheri da parte della popolazione italiana, contenuti entro i limiti indicati dalle linee guida più recenti, che secondo la Responsabile Ricerca NFI Franca Marangoni rendono improbabile un contributo significativo dei nuovi livelli proposti dall’OMS al problema del sovrappeso e dell’obesità nel nostro Paese. “Le ricerche più attuali confermano l’importanza dei determinanti di salute, cioè di tutti quei fattori - ambientali e sociali, oltre agli stili di vita, all’attività fisica, all’alimentazione e all’istruzione - che sono in grado di modificare in modo significativo il livello di benessere di una persona. La conoscenza della loro distribuzione nella popolazione generale, attualmente piuttosto scarsa, permetterebbe di conoscerne i reali comportamenti e di programmare quindi interventi di prevenzione efficaci nei confronti delle patologie più diffuse. Proprio in quest’ottica è nato il progetto LIZ (Liquidi e Zuccheri nella popolazione italiana), risultato dalla collaborazione tra NFI e Società Italiana di Medicina Generale (SIMG)”. “Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla prima analisi dei dati – continua Marangoni - riguarda sicuramente gli zuccheri solubili assunti con gli alimenti e le bevande dolci. La quantità giornaliera, comprensiva anche degli zuccheri introdotti con la frutta (fruttosio) e con latte e yogurt (lattosio), è risultata di 68 grammi per gli uomini e 66 grammi per le donne: piuttosto contenuta quindi e ben al di sotto quindi della soglia limite indicata come accettabile dai recenti LARN, che suggeriscono, per gli zuccheri solubili, un apporto che non superi il 15% delle calorie giornaliere”. Comunque in Italia, in media, assumiamo ogni giorno 80 grammi di zuccheri, negli USA siamo intorno al 160, la stessa cosa, probabilmente, vale anche per le altre calorie, grassi compresi. Non per nulla obesi e in sovrappeso sono nel nostro paese circa il 45% della popolazione, in america siamo al 65%.