Donne nel pallone
Lodi a Ronaldo, un vero Cristiano
Mi sono sempre chiesta con una buona dose di divertito stupore (e con un po’ di ammirazione per il coraggio) che cosa portasse i calciatori più bruttini ad acconciarsi la testa con pettinature degne di Moira Orfei. «Fate come tutti gli altri, specie se la natura non vi è stata amica. Taglio corto e senza pretese». Poi ho guardato Portogallo-Usa e, ahimè, ho scoperto che anche Ronaldo ha preso ad intagliarsi il cranio con la stessa cura scrupolosa che gli inglesi mettono nel potare l’erba dei propri giardini perfetti. «Non può essere!», mi sono detta. E (grazie a Dio) non è. Cristiano Ronaldo sarà pur un tamarro che deve molto alla chirurgia, ma non si è mai spinto oltre dosi massicce di gel. E non ha intenzione di farlo. Quella Zeta comparsa sulla sua testa non è che l’emblema di tutte le virtù. Calcistiche, fisiche e pure etico-morali. Lungi dal voler diventare l’ennesimo spauracchio per i parrucchieri di tutto il mondo, il pallone d’Oro ha deciso di chinare il capo alla solidarietà, diventando emblema di un Mondiale che, per me, ha già vinto. Il campione del Real Madrid non solo ha salvato una vita, ma con quel taglio di capelli ha voluto portare la sofferenza di Erik Ortiz Cruz, dieci mesi e una malattia mortale, sulle sue spalle. Dopo aver pagato l’intervento chirurgico del piccolo bimbo spagnolo (60mila euro) affetto da displasia cerebrale, l’ha ricordato facendosi incidere in testa un calco della cicatrice che Erik porterà sempre con sé. A rivelarlo è stato l’inglese Indipendent con un tweet non ancora confermato. Ma nonostante il silenzio stampa che pur gli fa onore a me piace pensare che Ronaldo sia il contraltare abbronzato del bello e antipatico. Per usare un eufemismo. di Claudia Casiraghi