La stangata
Governo, dal 1 luglio aumenta la tassa sui risparmi: ecco come difendersi
La stangata è alle porte. Dal 1 luglio, gli italiani pagheranno di più in termini di imposta sui loro risparmi, sotto forma di investimenti. il tutto grazie al governo Renzi che sin dal primo giorno del suo mandato non ha nascosto la voglia irrefrenabile di mettere le mani nel portafoglio degli italiani. Lo annunciò il sottosegratrio Delrio due giorni dopo il giuramento del premier: "Ritoccheremo le tasse sulle rendite finanziarie". Promessa mantenuta, peccato che a subire la mazzata fiscale saranno tutti gli italiani che provano a mettere qualcosa da parte. Prima di dare un consiglio su come muoversi per evitare la "rapina" del governo chiariamo subito su quali tipi di investimenti aumenteranno le tasse. Cosa cambia - Nel mirino dal 1 luglio finiranno i fondi pensione, i cui proventi di natura finanziaria non saranno più tassati all'11% come avviene ora, ma saranno sottoposti all'aliquota dell'11,5%. Poi tocca agli altri tipi di reddito sulle quali l'aliquota fiscale salirà dal 20% al 26%: interessi su conti correnti, certificati di deposito, conti di deposito sia liberi che vincolati, interessi su obbligazioni bancarie e societarie emesse da società italiane ed estere, dividendi, azioni gratuite, proventi dei fondi comuni e comparti di Sicav estere. Cosa fare per non subire la stangata? Innanzitutto bisogna stare attenti alle tempistiche della borsa. Tenendo conto che occorrono tre giorni di contrattazioni prima che una compravendita venga completata, l'ultimo giorno utile per vendere i titoli con la vecchia tassazione è quindi il 25 giugno: la mossa serve soprattutto per quelle posizioni su cui sia maturata una cospicua plusvalenza. L'affrancamento - Un altro "trucchetto" è l'affrancamento, l'operazione consentita dal fisco italiano per partire dal primo luglio con i valori dei titoli in deposito allineati al prezzo del 30 giugno 2014 e non a quello di carico originario senza vendere e ricomprare i titoli stessi. In sostanza il titolare di un deposito titoli in regime amministrato deve comunicare all'intermediario entro il 30 settembre 2014 l'intenzione di avvalersi dell'affrancamento che si estende a tutti i titoli, inclusi nel rapporto di custodia o amministrazione, posseduti al 30 giugno 2014. In questo caso gli intermediari verseranno l'imposta entro il 16 novembre 2014, addebitando il controvalore sul conto del cliente. Cedole e dividendi - Un altro fronte da tenere d'occhio è quello delle cedole obbligazionarie e quello dei dividendi azionari. per le cedole delle obbligazioni bancarie e societarie e i dividendi societari la nuova aliquota del 26% si applicherà soltanto sulla parte maturata dall'1 luglio in poi. Anche qui bisogna prestare particolare attenzione alle date. Se un bond societario liquida una cedola annua del 2% ogni semestre e il valore nominale dell'investimento è di 10mila euro, la cedola del 30 giugno 2014 subirà una trattenuta fiscale del 20% mentre la cedola del prossimo 31 dicembre sarà di 148 euro e tassata con la nuova aliquota al 26 per cento. Bot e titoli - L'unico investimento sicuro resta quello sui titoli di Stato italiani (Bot, Ctz, Btp, Cct) ed equiparati (come i titoli della Bei, della Birs, della Banca Mondiale e i Buoni fruttiferi delle Poste): a questi strumenti continuerà a essere applicata l'aliquota fiscale del 12,5% sulle rendite di capitale, sulle cedole e sugli interessi.