Rosso neri

Tutti contro SeedorfCosì Galliani lo ha fregato

Nicoletta Orlandi Posti

«Vorrei occuparmi del Milan che in questi tempi ne ha bisogno». Le parole di Silvio Berlusconi sono l’unica nota lieta di una giornata difficile per Clarence Seedorf. Dopo una settimana infernale vissuta da obiettivo di pettegolezzi e ultimatum veri o presunti, l’olandese riappare davanti ai microfoni alla vigilia di Lazio- Milan. Con pochi sorrisi e tante «correzioni» di rotta da fare: «Forse sarebbe stato meglio tornare subito in campo dopo il Parma, la medicina migliore è vincere», dice con un sorriso amaro il tecnico rossonero, «l’incontro con Galliani? L’ho chiesto io, ho cambiato l’orario dell’allenamento apposta». È proprio là il convitato di pietra che aleggia sulla conferenza stampa. Non si vede ma c’è, come ci sarà fino al match di mercoledì sera a Firenze: sempre a fianco della squadra e dell’allenatore. Un tutor necessario - e ufficialmente richiesto dallo stesso mister - per provare a salvare la stagione. O al- meno l’onore di questo Milan troppo brutto per essere vero: «Gli ho chiesto di starmi vicino, non sono venuto qui per fare da solo - dice l’ex «antivirus» Seedorf - la società che ho conosciuto per dodici anni è sempre stata forte, mi manca l’esperienza. Sono contento di avere la sua vicino come quella di Mauro Tassotti». Un bell’attestato di fiducia per lo storico «secondo» messo da parte nelle prime settimane di gestione- Seedorf e ospite invece martedì del vertice di Villa San Martino con Berlusconi e Galliani. La maschera di tranquillità di Clarence dura poco, però, finché non gli si chiede un bilancio personale: «Non sono responsabile per quel- lo che ho ereditato, ma per quello che ho fatto in questi due mesi sì», la piccola correzione di rotta ri- spetto alle parole del dopo-Atletico, «sono convinto di poter co- struire qualcosa di importante: io non mollo il Milan. Ho vissuto spesso nella mia vita delle ingiustizie, mi dispiace per le cose che vengono fuori». E se la prende in particolare con l’interpretazione delle frasi riferite dal «Barone» («tre quarti della rosa sono da buttare»): «I tifosi hanno già smentito», dice riferendosi all’intervista di Luca Lucci a Libero di ieri. In una serata già delicatissima per lui, Seedorf dovrà affrontare pure un avversario in più: la contesta zione dei tifosi laziali. «Dietro il grande giocatore quale è stato c’è un piccolo uomo: il suo rifiuto di portare il lutto al braccio la domenica successiva all’omicidio di Gabriele Sandri fu un atto di anticonformismo fuori luogo oltre che di scarsa sensibilità», lo ha accusato ieri il fratello del tifoso ucciso nel 2007. «Presi quella decisione solo perché non si conoscevano bene i dettagli della vicenda - si giustifica l’olandese - non era un gesto con- tro nessuno. Chiedo scusa alla famiglia a cui feci e rifaccio le condoglianze». «Scusa», una parola insolita per i canoni di Clarence. Segno di un profondo mutamento di atteggiamento che potrebbe riflettersi anche in campo. Forse non immediatamente sul modulo, ma a partire dalla scelte: Mexes e Rami centrali, bocciatura di Emanuelson a sinistra (c’è Constant), Muntari-De Jong in mezzo con l’unico balottaggio Honda-Taa- rabt alle spalle di Balotelli insieme con Poli e Kakà. C’è poco tempo per salvare il Milan e non si può più rischiare nulla. Tra l’Olimpico e il Franchi si deciderà se non il futuro immediato dell’olandese, di sicuro il destino del suo progetto da luglio al 2016. «Non ho sentito nulla dalla società riguardo a questo: le cose per me restano quelle dette alla firma», assicura il tecnico milanista, «il presidente non mi ha chiamato né per confermarmi né per mettermi in allarme. Sono convinto che lo spogliatoio sia con me al cento per cento: me lo dimostrano i ragazzi in allenamento». Lo dimostreranno anche sul prato dell’Olimpico? di Francesco Perugini