La sentenza

Cassazione, interdizione: i 3 no dei giudici agli avvocati di Silvio

Lucia Esposito

Il pool di legali non è riuscito a salvare Silvio Berlusconi dall'interdizione. La Cassazione ha confermato i due anni: Silvio Berlusconi non potrà quindi candidarsi. E non è ancora finita perché un altro appuntamento aspetta il Cav: quello del 10 aprile in cui i giudici di Milano dovranno decidere sull'affidamento ai servizi sociali. Il verdetto della terza sezione di Cassazione sposa completamente la richiesta del sostituto procuratore Angelo Policastro che aveva chiesto la conferma della decisione della Corte d'Appello di Milano del 19 ottobre quando la pena di 5 anni giudicata eccessiva dalla Cassazione è stata ridotta a due anni. Le richieste - Niccolò Ghedini e Franco Coppi durante l'udienza spiegano le loro ragioni. Il primo punto è quello del ricorso alla Consulta perché il decreto legislativo Severino sull'incandidabilità non rispetta la legge anti-corruzione che nella delega del governo parlava di un necessario coordinamento tra nuova legge e norme sull'interdizione. Secondo punto: altro ricorso alla Consulta perché sarebbe incostituzionale la legge che consente agli amministratori di società di ottenere l'esclusione delle pene accessorie se hanno saldato il debito tributario. E Berlusconi se pure avesse voltuo non avrebbe potuto farlo in quanto, essendosi buttato in politica, non aveva più un ruolo nelle sue società. Franco Coppi poi consegna ai giudici una sentenza della Corte di Strasburgo sul caso Gabetti Grande Stevens per il processo Efil-Exor, viola i diritti umani perché gli imoputati sono stati giudicati e puniti in via amministrativa e penale per lo stesso reato. Coppi sostiene che il Cav è stato punito due volte prima con la legge Severino poi con l'interdizione. Per lui, siccome non si può essere puntiti per lo stesso reato, il caso deve andare a Strasburgo. I giudici ascoltano interessati, ma la risposta è no.