Il delitto di Yara

Massimo Bossetti a processo stringe le mani alla moglie Marita Comi

Eliana Giusto

È iniziato il processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise e d'appello di Brescia a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello (Bergamo) accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Bossetti, abbronzatissimo, in jeans e camicia bianca senza colletto, all'inizio dell'udienza si è seduto accanto ai suoi avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Lasciando la "gabbia", dove normalmente assistono ai processi gli imputati che sono già detenuti, è passato accanto alla moglie Marita Comi, seduta in seconda fila accanto ai consulenti della difesa, e le ha stretto le mani. Bossetti si è poi seduto a fianco dei suoi legali. In aula sono presenti anche la mamma di Bossetti, Ester Arzuffi, la sorella Laura e alcuni amici, ai quali il muratore ha rivolto cenni di saluto. I difensori, proprio all'inizio dell'udienza, hanno chiesto alla Corte, presieduta da Enrico Fischietti, di depositare una memoria contenente alcuni motivi d'appello aggiuntivi e una chiavetta usb sulla quale sono salvate alcune foto, scattate dal satellite, del campo di Chignolo d'Isola, dove il 26 febbraio 2011 è stato trovato il corpo di Yara, scomparsa tre mesi prima da Brembate di Sopra (Bergamo). Le immagini, come aveva preannunciato la difesa nei giorni scorsi, mostrerebbero come nel punto in cui è stato scoperto il corpo della tredicenne si vedevano solo sterpaglie. Il sostituto pg Marco Martani, nonostante siano scaduti da 15 giorni i termini per depositare nuovi atti, non si è opposto e lo stesso hanno fatto i legali di parte civile. La corte si è riservata di decidere. Nel frattempo il presidente Fischetti sta leggendo la relazione che riassume le parti essenziali del processo di primo grado, terminato con la condanna all'ergastolo per Bossetti, e i motivi d'appello.