Per sopravvivere

Alfano e il mega-partito centrista anti-sbarramento: nomi e cognomi

Giulio Bucchi

Per ora il mega-partito centrista di Angelino Alfano è solo immaginario, ma tra qualche settimana quando la legge elettorale alla tedesca e lo sbarramento al 5% saranno nero su bianco diventerà un'ipotesi necessaria, forse obbligata per continuare a restare in Parlamento e sopravvivere politicamente. Alfano è il "centro dei centristi", ma non è il solo protagonista.  "Ci uniremo ad altri e supereremo il 5%. Ci sono tante altre forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato la disponibilità ad aggregare una coalizione, un raggruppamento liberale e popolare che supererà la soglia", ha ammesso il ministro degli Esteri e leader di Alternativa popolare. Alla eventuale "lista dei moderati" per ora hanno detto no Denis Verdini e gli ex di Scelta civica: entrambi sperano di essere imbarcati con qualche candidato dal Pd di Matteo Renzi. Fremono invece l'eterno Pier Ferdinando Casini, che quando si parla di "grande centro" alza sempre le antenne, e l'ex Lega Flavio Tosi. Difficile che attiri dei fuoriusciti da Forza Italia, proprio in un momento in cui i sondaggi e la politica hanno riconsegnato a Silvio Berlusconi un ruolo centrale. Più probabile invece che nel governo qualcuno, in disaccordo con Renzi, salti sulla scialuppa centrista magari dietro la promessa di fare il candidato premier. Nome obbligato: Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo e amatissimo da Confindustria. Alfano spera di attrarre addirittura Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e renziano ma sempre molto autonomo dal premier. Impossibile poi escludere dal lotto quello che per primo si era candidato come fondatore di un nuovo polo dei moderati: quello Stefano Parisi candidato di Forza Italia a Milano ma mai troppo amato dai colleghi azzurri. Questa potrebbe essere l'occasione della sua rivincita.