A Palazzo Albertini di Cimitile
"Back to the future": a Napoli la personale dell'artista Sergio Goglia
Un percorso composto da 19 fotografie, realizzate dall’artista Sergio Goglia ed esposte nelle sale dello storico e prestigioso Palazzo Albertini di Cimitile a Napoli. “Back To The Future”, che arriva a Palazzo grazie all’ospitalità di Sergio Cappelli, si presenta al pubblico e alla stampa sabato 29 febbraio, alle 11.30, proponendo un viaggio che incrocia il fascino di corpi e sete alle opere d’arte di cui il Palazzo è scrigno e custode. La mostra potrà essere visitata, gratuitamente, da martedì 3 a sabato 9 marzo (dalle 10 alle 13) e i visitatori potranno acquistare le fotografie. Per ogni opera è prevista una tiratura limitata di cinque pezzi, più una prova d’autore, con dimensioni da 70cmx70 cm a 90cmx100cm, stampa di ultima generazione con tecnologia led 7 colori. Parte del ricavato sarò devoluto alla Fondazione Comunità di San Gennaro. All’opening, saranno presenti, insieme a Sergio Goglia e Sergio Cappelli, il parroco del Rione Sanità Padre Antonio Loffredo, il collezionista d’arte contemporanea e stilista di fama internazionale Ernesto Esposito. «“Back To The Future – Ritorno al futuro è un recupero dell’antico in chiave moderna, seguendo la teoria di Leon Battista Alberti – racconta Sergio Goglia –. L’arte classica, l’arte antica, all’epoca in cui è stata realizzata, era moderna. Ho immaginato, in modo fantastico, questi corpi, custoditi dagli affreschi e dalle statue, ricatturati fotograficamente e riposti in chiave contemporanea sulle pareti e negli spazi del Palazzo. Un gioco, un intreccio di restituzione di un tempo senza tempo, in cui ieri diventa oggi e anche domani. La magia dell’arte, l’armonia dei corpi si incrociano nel luogo che li ospita da sempre e diventa tutto vivo e affascinante». L’essenza di “Back To The Furture” ben si coglie nello scritto con cui Ernesto Esposito introduce il catalogo. In questa mostra la correlazione tra il luogo e le immagini è più forte che mai, rivelandosi fondamentale per la comprensione del viaggio che Sergio Goglia ci fa compiere. L’idea nasce dal fascino potente di un luogo, che ha pareti e soffitti che dichiarano la storia dei secoli trascorsi, mostrando, quasi ostentando, i segni e le ferite del tempo. In ogni creatura di Sergio, e non a caso dico creatura, e non creazione , intravedo una doppia anima. La prima più antica, che si nutre dei bisbigli delle stanze che la contengono e la trattengono; e l’altra, un’anima nuova che chiede di respirare e ha un cuore rosso che esce dal petto e vorrebbe battersi. Personaggi non in cerca di autore, ché il loro autore è Goglia, ma alla ricerca di un tempo ‘acronico’. Che riconosca loro la dignità per ciò che furono, prima di incontrare il deus ex machina che potrà salvarli. Sergio, usando con sapienza i ferri del suo mestiere, non come una fotocamera di ultima generazione, ma come un prezioso defibrillatore che riaccende la scintilla della vita in cuori fermi da troppi anni, riesce a donare loro l’opportunità del ‘dopo’, che sarà egualmente nobile, se le ferite del tempo diventeranno feritoie aperte verso il tempo. Di Giuliana Covella