Storia e orrore

Amin al-Hussein, l'Hitler musulmano che fece strage di ebrei

Matteo Legnani

E' uno dei segreti più nascosti alla storia ufficiale, quella che si insegna nelle scuole e non solo. E' quella di Amin Al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme negli anni prima e durante la seconda guerra mondiale. Amico di Hitler e di Mussolini e di molti gerarchi della Germania nazista, fu ospite del Fuhrer nel novembre 1941, quando Hitler era all'apice del successo politico e militare. La sua storia la racconta, parallelamente a quella di un gruppo di bambini ebrei in fuga nell'Europa anti-sionista, Mirella Serri nel suo libro "Bambini in fuga". al-Husseini fu uno dei personaggi più oscuri e tremendi di quella pagina nera della storia. Sostenitore della "soluzione finale", nei primi anni di guerra aveva chiesto a Hitler di prestargli a guerra finita Adolf Eichmann, considerato uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei in Europa, peer procedere alla eliminazione degli ebrei che durante la guerra avevano trovato salvezza in Terra Santa. Fu il creatore della divisione musulmana Handshar (o "scimitarra") delle Waffen-SS e in più occasioni scrisse ai vertici nazisti, come il ministro degli esteri del Reich Von Ribbentrop, per lamentarsi degli scambi che avvenivano tra militari tedeschi prigionieri ed ebrei, sottolineando e ricordando ai tedeschi che il nazismo si era impegnato a combattere l'ebraismo mondiale. A fine conflitto Dieter Wisliceny, il vice di Eichmann poi giustiziato per crimini di guerra,   confidò che al-Husseini "aveva avuto un ruolo nella decisione di sterminare gli ebrei d'Europa per impedire che tornassero in Palestina"  e che "era stato collaboratore e consigliere di Eichmann e Himmler nell'esecuzione di questo piano". Il Gran Muftì sopravvisse alla guerra trovando rifugio (quando gli inglesi presero la Palestina) prima in Francia e poi in Egitto, dove venne accolto a braccia aperte dai Fratelli Musulmani. Zio del leader dell'Olp Yasser Arafat, morì nel 1974. Due anni prima alì Hasan Salameh, capo dei terroristi di Settembre Nero e figlio di Shaykh Hassan Salameh, fidato luogotenente del Gran Muftì, aveva organizzato e diretto l'assalto dei terroristi palestinesi al villaggio olimpico di Monaco di Baviera che causò la morte di undici atleti israeliani.