Dopo il golpe

Erdogan in piazza senza cravatta: tutti i segnali della svolta "islamista" della Turchia

Giulio Bucchi

Sabato era intervenuto in piazza, davanti ai suoi sostenitori. Domenica mattina Recep Tayyp Erdogan è intervenuto ai funerali delle vittime del golpe a Istanbul. Dopo il tentato colpo di stato militare di venerdì sera, non c'è dubbio: il presidente turco è più forte e popolare che mai. Lo testimonia il pugno duro non solo minacciato, ma già in parte attuato contro i golpisti e presunti colpevoli: centinaia di militari a rischio pena di morte, 2.745 giudici rimossi dal loro incarico, diktat agli Stati Uniti di consegnare l'oppositore in esilio Fetullah Gulen, che secondo il "Sultano" sarebbe stato l'ispiratore del golpe.  Soprattutto, però, a inquietare l'opinione internazionale (che a parole festeggia per la "democrazia salvaguardata") è la svolta non solo autoritaria ma ancor più islamista che Erdogan potrebbe imporre in Turchia. Un percorso avviato da tempo ma che dopo quanto accaduto potrebbe trovare porte aperte anche tra gli oppositori più moderati. I segnali e i simboli sono importanti, e sono già comparsi a Istanbul: in piazza Taksim la gigantografia del padre della Turchia moderna Ataturk è stata sostituita domenica mattina da una di Erdogan. Secondo: il presidente e i suoi sostenitori sono scesi in piazza tutti, rigorosamente senza cravatta. Dettaglio da poco? Non proprio: il nazionalista laico Ataturk la indossava sempre, mentre nel mondo islamico è considerata simbolo di occidentalizzazione e negli ambienti più rigidi (ad esempio in Iran) è vietata. Erdogan, islamista convinto, ha voluto mandare un messaggio chiaro: la Turchia potrà anche entrare in Europa, ma non sarà mai europea.