(dal libro di Ute Ehrhardt), è la nuova filosofia di vita, per usare un eufemismo, della nuova generazione pronta a tutto. Una collega l’altro giorno mi raccontava che una studentessa su facebook dichiarava che per superare un esame universitario era disposta ad andare al letto con il prof che però non ne voleva sapere. E chiedeva consigli su come fare per sedurlo. Dopo aver provato senza successo minigonne, scollature e biancheria intima a vista diceva di essere ben disposta al passo successivo. L’indecenza di arrivare in aula in modo provocante non fa più notizia, perché le cattive ragazze convinte di poter arrivare dappertutto usando il proprio corpo, sono ormai un esercito e fanno del look sgraziato, volgare, da strappone (le chiamano a Roma) la loro divisa. Gli ambienti accademici all’inizio hanno fatto qualche resistenza, ma dopo l’invasione di fanciulle vestite come tante sfigatissime aspiranti show girl che scambiano il giorno dell’esame con il provino per diventare velina, si sono rassegnati . Così pure gli ambienti di lavoro, dove non è difficile incontrare stagiste (a caccia di contratto, e non solo: Monica Lewinsky insegna) e donne in carriera che ancheggiano come a un concorso di bellezza. Fasciate in abiti corti e vistosi, strizzate in balconcini che poco lasciano all’immaginazione, o scivolate dentro magliette trasparenti, dimenticano che i legging sono fatti per andare in palestra,così come le canotte, gli short si portano al mare d’estate, il tacco 12 esce di casa dopo il tramonto, e che paillettes e lustrini si sposano meglio con sale da ballo e discoteche. Sex appeal e buon gusto raramente vanno d’accordo.