Per Natale niente ritocchino al seno
Quest'anno ho deciso di non regalarmi il solito ritocchino per cominciare meglio l'anno nuovo. A Babbo Natale non ho chiesto di portarmi due canotti da mettere al posto delle labbra, né una strizzatina provvidenziale sui glutei che stanno cedendo con l'età e la troppa attività sedentaria. Ho perfino rinunciato le amatissime extensions ai capelli, perché in tempi di crisi, si sa, è meglio optare per una semplice e più economica piega liscia con piastra. Però, ero tentatissima, confesso, di farmi rimettere a posto il davanti: avevo già preso appuntamento con il chirurgo di fiducia per risollevare al meglio la latteria, pezzo forte dei migliori anni, invidiata da certe colleghe piatte come assi da stiro e tanto sognato dai maschi modello Fao (fame nel mondo). Avevo perfino studiato il modello giusto di riferimento sfogliando pagine di riviste patinate e osservando le tettone del cinema e della tv. Insomma, niente esagerazioni alla Pamela Anderson, al massimo una taglia in più da esibire l'estate prossima al mare. Poi, però, è scoppiato tutto questo pandemonio sulle protesi al seno della Pip. Migliaia di donne che in Francia, ma soprattutto in America Latina e anche da noi in Italia si sono trovate impiantate delle protesi mammarie al silicone industriale: praticamente delle grosse circonferenze giallognole e gelatinose che contengono sostanze nocive, in genere destinate ad uso agricolo o alla creazione di materassi. Morbidezza garantita, certo, ma infilarsele nel corpo al posto delle tette originali non è conveniente, anzi altamente pericoloso. Infatti, Jean-Claude Mas il fondatore della Pip, che ha avuto la brillante idea di risparmiare sul silicone vero, oggi è ricercato dall'Interpol e chissà quanti disastri avrà compiuto beffando ignare signore. In Italia, anche se la situazione è sotto controllo, molte oggi si chiedono: mi avranno messo delle Pip o quelle giuste? Saperlo! In una nota trasmissione televisiva, una fanciulla pugliese si diceva terrorizzata dal fatto di non sapere dopo otto operazioni al seno, di quale natura fossero le sue nuove mammelle. In genere non è che ti danno l'etichetta e ti dicono: ecco, d'ora in poi avrai "titine" di marca doc. Non è così facile come cambiare in negozio la merce fallata con lo scontrino. A meno che non ci si affidi a chirurghi estetici seri, quelli che operano in ospedale e non in centri improvvisati, che informano al meglio le pazienti e danno tutte le informazioni del caso. Quindi, niente da dire su chi si vuole sottoporre al ritocchino di bellezza. Il vero dramma è piuttosto per tutte quelle signore, giovani o agées, che hanno dovuto rifarsi il seno magari a seguito di un brutto male. Pensavano di essere guarite, invece oggi devono ricominciare a sottoporsi ai controlli per scongiurare il rischio di avere delle protesi Pip che possono esplodere da un momento all'altro riversando materiale industriale nei loro tessuti. In Francia già in otto hanno denunciato l'azienda di Mas perché hanno scoperto di avere un tumore al seno. Per questo il ministro della salute francese ha detto a tutte le donne rifatte con marca Pip di rimuovere urgentemente quegli affari scadenti. In Italia in 4mila hanno protesi Pip. Il titolare della Salute, Balduzzi, tranquillizza, ma intanto sono partiti i controlli in tutte le cliniche e in molte cresce l'angoscia. Che dire? Il ritocchino di Natale al petto meglio evitarlo. Su questo sono super fifona. Mi tengo tutto naturale. Il silicone Pip sotto il materasso.