Bondage per tutti - Questione di corde
Ammetto che ero curiosa. Ogni donna, in fondo, lo è. Il messaggio sul telefonino, poi, era invitante: ti aspetto domenica per l'evento LegARTI, dalle tre di pomeriggio in avanti. Ti farò vedere e toccare con mano cosa sia effettivamente il Bondage e come mai piaccia a così tante persone. Vado con un'amica, appuntamento in un loft con vista sui tetti di Roma, accanto a uno dei locali più conosciuti e trasgressivi della città, il Qube. Il nostro posto è a fianco, sembra uno studio di fotografia o una location da film americano degli anni '90, molto Mickey Rourke dei tempi d'oro, tutto sommato perfetta per l'evento. Al centro della sala un attrezzo da cui pende una corda che termina con un grosso cerchio di legno. La gente che c’è è già di per sé un mondo: molto dark, anzi Emo. Ragazze in tiro e maschi allupati. Si sta seduti su poltroncine di tessuto o materassi buttati a terra tipo branda. L’idea di Stefano Laforgia, guru del Bondage italiano, è molto semplice: fare capire che questo modo di trasgredire non è violento né pericoloso. E che la morte di quella ragazza, Paola, a settembre, è stata solo una tragica fatalità. Ieri, finalmente, ho capito. Il piacere si associa alla costrizione: più sei legata e più sei sottomessa. Di fronte a me c’erano addirittura un padre e una figlia, lui legava lei e intanto diceva che in casa loro è tutto normale, sua moglie è d’accordo. E poi un’altra coppia di Modena. Stanno insieme da tre anni, lui pratica da sette, lei ha 26 anni, quando si sono conosciuti gli ha confidato che le piacevano i corpetti stretti e a lui non è sembrato vero: ogni volta un nodo diverso. Di sopra, di sotto, con le mani dietro la schiena, la corda tra le cosce, a testa in giù, in ginocchio, di lato, con i baci, con delicatezza, perché tra loro c'è una relazione consolidata,