Parità o cavalleria?
Oggi ho visto in chiesa, ai funerali di Andrea, un uomo grasso con gli occhiali che se ne stava beatamente seduto in ultima fila mentre il prete pronunciava la sua omelia. La chiesa era gremita di gente, tutti i banchi erano occupati, molte persone assistevano in piedi alla funzione, in un caldo soffocante, reso ancora più insopportabile dall’odore dell’incenso, che è buonissimo, ma mischiato all’afrore dei fiori marcescenti crea un mix non molto piacevole. Ho notato che una ragazza anche lei piuttosto in carne, dopo una mezz’oretta, forse sopraffatta dalla stanchezza, aveva poggiato una mano con delicatezza sulla spalliera della sedia occupata da quel signore corpulento, ma senza neppure sognarsi di chiedergli la grazia di cederle il posto. Lui anzi la ignorava completamente o comunque faceva finta di non essersi accorto della spossatezza della giovane donna e collega di bilancia ormai in procinto di precipitare dall’alto dei suoi tacchi. E allora mi sono chiesta: d’accordo la parità dei sessi, d’accordo che questa società ormai abbrutita non fa più sconti a nessuno, d’accordo che viviamo in una jungla e il motto per tutti è si salvi chi può, ma non sarebbe il caso forse di rispolverare un po’ di cavalleria? Non sarebbe un mondo migliore quello in cui un uomo si alza per fare posto a una signora, che sia in chiesa o sul tram... O che l'aiuti a mettere la valigia sul treno, a sollevare dei pesi, mentre invece anche lì, a volte, facciamo tutto da sole. Oramai, ci apriremo anche la portiera della macchina da sole...