La migliore amica dell'uomo
Ua storia al femminile, un po' particolare. Non aveva ancora 17 anni quando, suo malgrado, era rimasta incinta. All’età di correre, di nascondersi tra i cespugli, di inseguire i gatti, ne aveva sfornati dieci, uno più bello dell’altro. Nessuno le aveva insegnato il mestiere di madre, ma era stata magnifica. Li aveva curati, allattati, allevati fino a che non c’erano più. La vita era nel suo spazio di giardino, con quel maschio vicino e paziente, ma noioso. Lei lo tormentava quasi a svegliarlo, lo aggrediva e finiva che ne nascevano degli altri, magnifici bianchi, con la coda a ricciolo. Nulla aveva visto al di là del suo recinto. Qualche volta il cancello si era aperto e lei era andata al di là, in mezzo ai campi di grano e granoturco a correre, bianca e vitale. Quasi sempre fuori dalla cuccia, sotto le stelle d’estate, nel porticato d’inverno, fedelissima e sorridente alla sua famiglia di umani. La tristezza era calata nel giardino, quando il suo compagno, a 15 anni, se ne era andato e si era stretta ancora di più agli uomini. Anno dopo anno è arrivata anche lei a 15 anni, nella sua aiuola vietata ai gatti. Due settimane fa non era uscita dalla cuccia. Il male era apparso subito, male nascosto sotto il suo pelo lungo, bianco e folto e soprattutto non conosciuto per l’assenza totale dalla sua vita di visite mediche. La famiglia di umani è disperata: in un giorno si cercano tutti i veterinari della zona per sentire la stessa sentenza: