Il debito pubblico cresce con l'aumento degli immigrati
Da giovedì, Libero sta pubblicando un’inchiesta a puntate sull’immigrazione, i suoi costi e i danni che provoca. I dati di Gilberto Oneto non soltanto sono incontestabili, ma servono proprio a contestare i falsi miti sui presunti vantaggi portati dagli stranieri all’economia italiana. Guarda il videocommento di Andrea Morigi su LiberoTv In realtà, l'incremento della manodopera a basso costo deprime il mercato del lavoro abbassando il livello delle tutele e dei diritti e delle retribuzioni. I dati sulla criminalità e la popolazione carceraria parlano da soli. La percentuale (sul totale della popolazione immigrata) di reati commessi da stranieri e i numeri relativi ai detenuti extracomunitari nelle carceri italiane sono chiari e impongono una riflessione innanzitutto sulla retorica relativa alla presunta xenofobia e in secondo luogo sulla necessità crescente di impegnare denaro e risorse, in una situazione di crisi economica e di debito pubblico da emergenza, per garantire la sicurezza ai cittadini e l’ordine pubblico, per celebrare processi, per evitare il degrado sociale. Aggiungo un ulteriore elemento di giudizio: non si riesce a introdurre il quoziente familiare nel sistema fiscale italiano. Il motivo è uno solo: la gran parte delle famiglie numerose sono costituite da immigrati, i quali finirebbero per ottenere i maggiori benefici dal provvedimento. Da qui la perplessità di alcune forze politiche. Paradossalmente, il principale cavallo di battaglia dei cattolici italiani diventerebbe un cavallo di Troia dell’islam. È un timore infondato, perché la quota di stranieri musulmani è minoritaria. Ma allo stesso tempo occorre cogliere un segnale che dimostra quanto la questione dell’immigrazione sia in grado di frenare le riforme che contribuirebbero a modernizzare la Nazione in senso antistatalista. A 150 anni dalla discussa Unità d’Italia, la presenza degli stranieri rischia di provocare una frattura insanabile nel tessuto sociale.