Senza retorica: i tifosi della Juve sono commoventi
Era da tempo che non facevo un massacro del genere. A Napoli han richiuso le porte. Antonio Corsa, suo padre, Gius, gli altri ragazzi: in piedi aggrappati a una transenna con la schiena rotta e l’orecchio teso senza pause né vettovaglie dalle 9 di mattina alle 17. Certo che saremo anche “il cancro del calcio italiano” ma un po’ di bene a questa cosa chiamata Juventus forse gliene vogliamo davvero. I tifosi della Juve sono commoventi. Lo dico senza retorica. Gente che si alza alle 5 e viene dai posti più impensati semplicemente per stare lì, per informarsi, marcare, vigilare. Gente che lo fa gratis, che viene identificata all’ingresso e a volte anche fuori dall’aula, gente perbene che si fa perquisire senza batter ciglio, gente normale che ci rimette ore di sonno e soldi sul posto di lavoro, che scala il processo di Napoli dalle ferie che poi, se, prenderà. Gente che lo fa dopo cinque anni, con una squadra al settimo posto, in ossequio a non si sa cosa in un paese sfatto, cinico e imbroglione. Gente semplice che convive spesso in attesa che inizi l’udienza con gente che ha visto in tv o sui giornali, gente che l’ha attaccata maledetta ed odiata. Gente stuprata che convive con i suoi stupratori. Gente perbene che si fa trattare come i criminali che frequentano i corridoi di quel posto e si fa rispettare da tutti. Mentre il microfono è assente, il mozzicone è per terra, il teste non sa, il pm disprezza, il neon ti affoga, a sinistra la causa per stupro, a destra l’omicida confesso, davanti un muro di guardie e per terra una inutile presa che nessuno userà, mentre lo stato è lì sporco e inefficiente che muore vive nei corridoi del Tribunale il mistero di quella gente del martedì, gente presente per scelta in un posto in cui l’altra gente è presente per forza. Non si sa per chi lavorino, non si sa chi li mandi. Si adattano a tutto, rispettano tutti, aspettano tanto. In attesa che gli altri si facciano muti sono sordi ai chi te lo fa fare, ciechi davanti all’orario. La loro forza è che a casa, in Italia, nessuno li aspetta. di Vincenzo Ricchiuti