Il fattaccio del Fatto contro il Tg1 che fa male solo all'informazione
Prima di tutto una premessa: il diritto di critica è sacrosanto. Il giorno in cui questo principio dovesse venir meno, sarà davvero l’inizio della fine per una democrazia moderna, che si ritiene compiuta. Ma quando la critica diventa un inutile tiro al bersaglio, un’opera di cecchinaggio fine a se stessa, anzi destinata a colpire e affondare, allora quella non è più critica, fango allo stesso pura. Senza nemmeno una macchina che lo produca. Ciò che ha fatto il Fatto Quotidiano nei confronti dei colleghi del Tg1, prendendo spunto da un libro di Paolo Ojetti su Augusto Minzolini, direttore del telegiornale finito nel mirino dei compagni che non sbagliano mai, è di una grossolanità unica, se non rara. Secondo il Fatto Quotidiano alcuni redattori del Tg1 sono soltanto degli allineati, cioè dei servi del direttore, il cui unico fine è nascondere le notizie e assecondare i voleri del timoniere dell’ammiraglia dell’informazione Rai. Mai visto alla Radio,figuriamoci sulla carta stampata. Perché tanto livore nei confronti del Tg1, quando il Fatto quotidiano attacca a testa bassa chi osa criticare, senza mai degenerare, i magistrati? Perché questa doppia morale, questo doppiopesimo alquanto fastidioso? Forse siamo arrivati oltre il fatto personale, al Fatto devono sentirsi degli unti del signore, unici portatori di un verbo che, in realtà è plurale, come è giusto che sia in democrazia. In fondo anche i compagni si sono sempre battuti contro il pensiero unico. E allora hanno ragione i colleghi del telegiornale a risentirsi e sguainare la spada. Fermo restando il diritto di critica che anche il Cdr del Tg1 continuerà ad esercitare e forti delle denunce effettuate non possiamo assolutamente accettare processi sommari a singoli colleghi e liste di proscrizione corredate di foto segnaletiche che ricordano tempi cupi. Non è così che si risolvono i problemi della nostra testata», scrive il comitato di redazione del Tg1 in una nota ufficiale, dalla quale, però, ha preso le distanze uno dei componenti del Cdr, Attilio Romita, vista la virata poitica dei sui colleghi. Questi, infatti, pur difendendo la testata, hanno colto l’occasione per attaccare Minzolini, un colpo basso che non gli fa onore e li allinea ai massacratori del Fatto. «Il comitato di redazione - spiega ancora la nota - da sempre denuncia la linea del direttore Minzolini, più politica che editoriale, che spesso ignora le notizie e schiera il giornale a favore di una parte politica, venendo meno così ai doveri del rispetto del pluralismo, della correttezza dell’informazione e del servizio pubblico e che ha fatto perdere credibilità a ascolti al nostro telegiornale». Ma, sull’articolo del Fatto il Cdr dice: «Non è così che si risolvono i problemi della nostra testata. Il Tg1 ha una grande storia che il Cdr ha il dovere di tutelare anche da operazioni confuse e superficiali che sembrano dettate da altri interessi e che di certo non contribuiranno alla nostra rinascita nel dopo Minzolini. Oltretutto l’autore del pezzo sembra dimenticare le responsabilità della catena di comando del Tg1 e quelle dei vertici aziendali a cui a più riprese abbiamo chiesto di intervenire per rilanciare la testata. Continueremo a respingere al mittente le offese personali e i giudizi sommari sui colleghi così come doverosamente continueremo a chiedere al direttore una linea editoriale degna del Tg1». Bravi, ma allora da che parte state? Ecco, forse è davvero il momento di tornare a studiare cos’è il diritto di critica e come lo si esercita. Con i fatti, non con il Fatto….