La Procura prepara un bel servizio per Minzolini

Enrico Paoli

Lui, ovvero Augusto Minzolini – Minzo per gli amici e colleghi – se lo aspettava. E se lo aspettavano anche i redattori del Tg1. Stesso ragionamento per i vertici della Rai, a partire dal direttore generale Lorenza Lei, i parlamentari del Pdl, gli uomini di governo guidato da Silvio Berlusconi, gli esponenti dell’opposizione, giudici e avvocati, telespettatori e teleutenti e, per dirla con Dagospia, anche gli addetti ai lavori e quelli ai livori. Insomma, se lo aspettavano tutti, compresa la casalinga di Voghera, icona dell’italiano medio televisivo. E sì, signore e signori, questa è la cronaca della richiesta di rinvio a giudizio più annunciata della storia patria. E visto che la narrazione di questa vicenda ha il sapore di un romanzo già scritto, conviene partire dal presente per provare, poi, ad immaginare il futuro. Il fatto, prima di tutto. Augusto Minzolini, direttore del Tg1, rischia di finire sotto processo visto che la Procura della Repubblica di Roma, divenuta particolarmente solerte quando si tratta di colpire a destra, ne ha chiesto il rinvio a giudizio. L'accusa è di peculato in relazione all’inchiesta che lo vede indagato per le spese effettuate con la carta aziendale e mai autorizzate. Secondo gli accertamenti, il giornalista avrebbe speso in poco più di un anno circa 65mila euro. Certo, la  cifra fa impressione, ma anche con l’accusa formulata nei suoi confronti non scherza mica. Anche perché la cifra contestata a Minzo è stata restituita. Nel luglio scorso Minzolini era stato interrogato dai magistrati della Procura Roma e si era difeso affermando di aver usato la carta di credito per spese di rappresentanza e, comunque, senza che i vertici aziendali avessero mai obiettato qualcosa. Spiegatoi ai magistrati, per favore. “Tenendo conto di come vanno le cose in questo Paese e che l’esposto da cui nasce la vicenda porta la firma dell’ex pm Antonio Di Pietro, me lo aspettavo”, sostiene Minzolini, “io comunque sono tranquillo e ho la coscienza a posto su una vicenda che ho già chiarito con l’azienda”. Ecco, visto che con l’azienda la vicenda è stata chiarita perché tanto accanimento contro Minzolini? La sensazione è che si voglia adottare nei confronti di Minzo lo  stesso atteggiamento adottato nei confronti del premier. Se non posso abbatterlo con gli strumenti della democrazia, voto o scelta del Cda,  mi gioco tutte le fiches sulla potenza di fuoco della magistratura. E che muoia Sansone con tutti i filistei. Il guaio è che in questo Paese nessuno sa più chi sono veramente i filistei…