L'Europa e il Pd tagliano le ali alla Rai
astenuti e che ora torna al Senato profondamente modificata, erano stati inseriti due articoli alquanto particolari. Il primo, definito “salva-manager”, mirava a mettere al riparo gli ex consiglieri di amministrazione della Rai, il secondo, invece, puntava a dare maggiori poteri al direttore generale in materia di nomine. Né l’uno né l’altro hanno visto la luce, abortiti da un voto bipartisan dal vago sapore salva-casta. La cosiddetta norma “salva-manager”, secondo l’opposizione, era tarata sui casi Rai e Finmeccanica. Per la maggioranza, invece, si trattava soltanto di un semplice adeguamento alle norme degli altri Paesi della Ue. In buona sostanza l’emendamento inserito nella legge comunitaria dalla commissione della Camera, serviva a stoppare, con effetto retroattivo, le multe che la Corte dei Conti aveva inflitto, per danno erariale, alle società partecipate dallo Stato oltre il 50%. Nel caso della Rai la norma, secondo l’opposizione, calzava a pennello al caso Meocci. Ai membri del Cda Rai di allora la Corte dei Conti ha inflitto pesanti multe per la nomina, poi annullata, di Alfredo Meocci a direttore generale. Dal provvedimento approvato dalla Camera è sparita anche la norma con la quale si chiedeva di assoggettare l’emittente di Stato «alla disciplina generale delle società di capitali e alla giurisdizione ordinaria». Poche parole, ma di grande effetto. Se l’assoggettamento fosse stato votato il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, avrebbe avuto un margine di manovra nettamente più ampio in materia di nomine, sistematicamente soggette alla decisione di un giudice vista la valanga di ricorsi. Esulta, e diversamente non potrebbe essere, il partito Democratico. «Grazie a noi la Comunitaria è tornata quello che doveva essere: un testo per l’adempimento degli obblighi comunitari e l’adeguamento delle norme Ue all’Italia", ha spiegato Sandro Gozi, capogruppo dei democratici in commissione Politiche Ue. E oggi altro giro di valzer per la Rai. La Commissione di Vigilanza torna ad esaminare l’atto di indirizzo sul pluralismo, messo a punto dal capogruppo del Pdl Alessio Butti. Il voto, forse, nel fine settimana.