Carlo Conti provoca La7 e lancia Santoro in politica
«Ma lo sai che un bel preserale, prima del tg di Enrico Mentana, lo farei volentieri su La7? Sarebbe interessante, curioso». Ride Carlo Conti. Ride perché lo stakanovista del video, il Giancarlo Antognoni della Rai (entrambi fiorentini, sempre la stessa maglia, mai un trasferimento), più di ogni altro incarna l'immagine dell'uomo azienda. Dopo anni di duro lavoro (la cosiddetta “gavetta”) oggi è una delle colonne portanti della rete ammiraglia della tv pubblica. Conduce “L'eredità”, il pre-serale più seguito e un programma, “I migliori anni”, diventato già un cult, è nel cuore del direttore generale Lorenza Lei, che già immagina per lui la conduzione del Festival di Sanremo, insomma di tutto, di più. Ma propio perché il mondo non si ferma a Viale Mazzini e l'offerta televisiva si va allargando, mai dire mai. Allora Carlo, non ti hanno ancora chiamato da La7? «Guarda, sia chiaro, io sto bene dove sto, visto che è un matrimonio che funziona. Però m'intriga l'idea. Mentana, da grande uomo di televisione, è riuscito a far fare il salto di qualità a La7, contribuendo ad allargare l'offerta televisiva e le possibilità di lavoro». E la Rai perde pezzi.... «C'è sempre qualcuno che vuole andare via. Però è riuscita a trattenere Fabio Fazio e altri ancora. Quanto sta avvenendo fa parte del gioco. Non ci vedo nulla di strano». Che idea ti sei fatto di Michele Santoro, ammesso che passi davvero a La7? «È un grande professionista che, in alternativa, potrebbe benissimo fare politica. Ha la sua forza, il suo seguito». Insomma lo vedi già a capo di un movimento.... «Perché no, come Beppe Grillo. Si può essere d'accordo o meno con lui, però è un grande comunicatore». Nel frattempo, in Rai, di acquisti non se ne vedono.... «Be', c'è il ritorno di Fiorello. Assieme a Giorgio Panariello è l'unico artista in grado di reggere un programma da solo. E se una televisione vuol puntare sul “One man show” deve passare attraverso questi due nomi». Dopo il Sanremo di sei anni fa, però, Giorgio è finito nel cono d'ombra della televisione.... «La Rai non lo ha affatto messo fuori, così come le altre emittenti. Troppo spesso ci si dimentica che esistono anche le scelte dell'artista, come ho fatto io l'anno scorso. Panariello può semplicemente aver detto dei no, volendo ricreare un suo percorso teatrale». A proposito di Saremo, al settimo piano di Viale Mazzini si fa insistentemente il tuo nome. L'anno scorso hai detto di no. Questa volta che fai? «Intanto devono chiedermelo, che non mi sembra una cosetta da poco, e poi si vedrà». Alfonso Signorini, maliziosamente, ha scritto che costi troppo poco all'azienda Rai e per questo non te lo chiedono... «E chi l'ha detto», dice sorridendo, «Nel mio contratto con la Rai Sanremo non c'è, dunque sarebbe una trattativa extra budget. Voglio vedere come va a finire. Detto questo l'unica certezza è che, per ora, siamo alla fanta-tv». Però la Lei ne ha parlato... «Con me no. Quando avverrà te lo faccio sapere». Magari lo fai con Vespa? «E perché? Posso andarci anche in Lambretta no...». Cos'è che manca a questa Rai? «Sostanzialmente nulla. La presentazione dei palinsesti ha confermato che la tv pubblica offre davvero di tutto e di più. La tv generalista continua ad essere un punto di riferimento. Il problema semmai sono i generi». In che senso? «Nella passata stagione programmi come “Chi l'ha visto” e “Quarto grado” hanno dimostrato che i telespettatori sono attratti dalla cronaca. Forse c'è anche un' attenzione morbosa, però sono gli unici format a competere con l'intrattenimento e l'approfondimento». Fra la Rai di Masi e quella della Lei hai già visto una differenza? «Posso dire che il nuovo direttore generale ha ridato a tutti l'orgoglio di appartenere a questa azienda».