Anche in Rai ormai comandano i giudici
E il prossimo chi sarà? Un altro redattore del Tg1 oppure uno dei tanti direttori rimasti senza poltrona? Ormai palinsesti e conduttori non vengono più decisi da direttori di rete e testata, in nome del ricambio e del naturale avvicendamento, ma sono i giudici del lavoro a stabilire chi deve andare in onda. Il caso di Michele Santoro, in video grazie alla sentenza di un magistrato del Tribunale di Roma, ha fatto scuola. L’ultima entrata a gamba tesa delle toghe della Capitale ha stabilito che Tiziana Ferrario, inviata del Tg1, deve tornare a condurre il telegiornale. «È il piu bel regalo che potessi ricevere per la festa dell'8 marzo», è stato il commento della giornalista, in video da 28 anni, «dopo mesi di dolorosa solitudine e umiliazione come donna». «Solitudine» e «umiliazione» accresciute dal netto rifiuto della giornalista nell’accettare le offerte che le sono state fatte dal direttore Minzolini, a partire dalla copertura dei grandi eventi internazionali, avendo la Ferrario la qualifica d’inviato speciale. I magistrati romani hanno rigettato il ricorso presentato dalla Rai contro l’ordinanza del 28 dicembre scorso con la quale era stato disposto il reintegro della Ferrario nelle mansioni di conduttrice del Tg1 e di inviata per i grandi eventi, sostenendo che «lo spostamento della lavoratrice, dalle mansioni di conduttrice di telegiornale sia da addebitare più che ad effettive esigenze organizzative ad una volontà ritorsiva». Una sentenza, quella dei giudici della sezione del lavoro, dalla chiara impronta politica, più che giuridica, alla quale il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, ha replicato con toni decisi. «La Ferrario, come lei stessa afferma, sarà in festa», dice il direttore del Tg1, «ma sicuramente saranno in lutto le giovani potenziali conduttrici cui la stessa Ferrario ha impedito di avere una carriera restando incollata a quella poltrona per 28 anni». Parole, quelle del direttore, che l’assemblea di redattori del Tg1 ha bollato come «offensive», chiedendo «il rispetto della sentenza». Peccato che all’assemblea fossero presenti soltanto 23 redattori su un totale di 160, e che solo 21 abbiano votato il documento di “censura”. I due contrari, che si si rifanno alla corrente di centro destra della Fnsi, hanno stilato un documento di risposta a quello votato dall’assemblea. «Il Tribunale di Roma, di fatto, ha sancito la nullità del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti e a cascata di quello integrativo», affermano i delegati della componente Fnsi l’Alternativa, «visto che alla collega Ferrario proposte compensative sarebbero state fatte senza esito. Da oggi, cari direttori, tutti attenti: per un avvicendamento o uno spostamento rischiate il “lodo Ferrario”, nonostante il contratto vi consenta di decidere sull’organizzazione del lavoro. Ovviamente ci aspettiamo che anche Minzolini, quando arriverà il momento dell’avvicendamento, segua la stessa strada giudiziaria per restare attaccato alla poltrona». Altrettanto dura la controreplica di Minzolini: «Le mie non sono offese alla Ferrario ma dati di fatto. Una collega di cui non metto in dubbio la professionalità e che ha ricoperto il ruolo di conduttore per 28 anni può passare ad altro ruolo». Intanto l’Idv ha presentato un esposto alla Procura di Roma sulle spese sostenute da Minzolini con carta aziendale.