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Il vero oppio dei democratici americani? I sondaggi: ecco cosa dicono sulle prossime elezioni

Glauco Maggi

I sondaggi sono l’oppio dei liberal, e vi si crogiolano fuggendo dalla realta’. E la realta’ e’ che il poker di candidati Democratici da cui uscira’ il nominato (o la nominata) per la sfida del prossimo novembre e’ cosi’ composto. Giudicate voi.  1==Un gaffeur seriale, Joe Biden, 77 anni, che ha gia’ fallito nei due precedenti tentativi di arrivare alla nomination. Obama non lo ha voluto come suo successore nel 2016 dopo averlo avuto come vice per otto anni alla Casa Bianca, e non gli ha dato l’endorsement nemmeno ora per il 2020. Quanto allo scandalo del figlio Hunter, ci torno fra poco.  2==Un socialista dichiarato, Bernie Sanders, 78 anni, nostalgico dell’Unione Sovietica dove ha fatto il viaggio di nozze e di gemellaggio politico, che vuole fare la rivoluzione rossa dando a tutti mutua, casa, asili, scuole, lavoro garantito. La differenza dell’America 2020 che lui propone rispetto all’URSS 1980 e’ che i comunisti di allora, realisti, usavano carbone-petrolio-gas naturale per le fabbriche e per il riscaldamento. Bernie, che ha sposato la rivoluzione verde di Greta e Alexandria Ocasio, promette di abolire tutta l’energia generata dai fossili (carbone-petrolio-gas naturale) e di sostituirla con le pale al vento e il sole (dell’avvenire). Caldeggia il controllo mondiale delle nascite tra i poveri (di eugenetica memoria) per salvare il pianeta. E un mese fa e’ stato colpito da infarto. 3==Una socialista di fatto, Elizabeth Warren, 70 anni, Pocahontas pentita, bugiarda seriale: ha mentito ad Harvard sul proprio DNA da finta pellerossa per avere la cattedra come ‘diversa’; e ha di recente raccontato la palla di essere stata licenziata da maestra, a venti anni, perche’ era in gravidanza. Un giornale ha pero’ pubblicato il documento della scuola in cui le era stato confermato il contratto da insegnante, e lei lo respinse: la verita’ svergogna cosi’ il suo falso vittimismo per incassare punti femministi, come il DNA che lei stessa si e’ fatta fare un anno fa aveva mostrato che, forse, aveva meno di un millesimo di una razza discendente dai nativi (del Sud America), praticamente al pari di tutti gli americani. Il piano Medicare per tutti lanciato dalla Warren costerebbe 50 mila miliardi di dollari in 10 anni, un’ enormita’ che persino il programma Tv liberal Saturday Night Live ha irriso, prendendosi una settimana di pausa dalle prese in giro a tempo pieno di Trump. Oltre a spolpare gli abbienti dei loro redditi con tasse ultra-progressive, Elizabeth intende tassare tout court i ricchi (il che e’ incostituzionale). Anti-capitalista ideologica, vuole espropriare gli azionisti delle societa’ quotate, quelle che creano impieghi ben pagati e brillano per il boom ‘trumpiano’ di Wall Street, apprezzato dagli oltre 100 milioni di lavoratori che hanno fondi pensionistici investiti in Borsa. La legge di riforma del capitalismo, gia’ presentata dalla Warren in Senato e che e’ il fondamento del suo programma presidenziale, da’ il 40% dei diritti di voto nei consigli di amministrazione delle aziende private ai sindacati. In sostanza, lega le mani agli imprenditori e ai manager che cercano di creare valore e profitti e passa il timone alle Union che avrebbero il diritto di veto sulle decisioni imprenditoriali. Per questa via, le “aziende alla Warren” sindacalizzate perseguirebbero a suo avviso “eguaglianza e giustizia sociale e ambientale”. Bernie ed Elizabeth, Castro e Chavez del terzo millennio, hanno programmi omogenei dall’inconfondibile odore marxista. 4==Un sindaco - Pete Buttigieg, 38 anni - di una piccola citta’ (South Bend, 102mila abitanti) di un piccolo stato (Indiana, 6,7 milioni). Di razza bianca, veterano di guerra, e’ il solo outsider del Palazzo DEM. La sua unicita’, l’essere omosessuale dichiarato, insieme alla giovanissima eta’ in una squadra da “viagra”, e’ probabilmente il fattore che gli ha dato la spinta “liberal” per emergere dalla ventina di sfidanti iniziali e mettere fuori corsa nomi piu’ vistosi. Per esempio la senatrice nera californiana Kamala Harris e il texano Beto O’ Rourke (che si e’ ritirato due giorni fa e sara’ ricordato per la sua proclamazione all’annuncio dell’entrata in gara: “sono nato per fare il presidente”). Per un altro verso, pero’, l’essere gay suona malissimo presso gli elettori afro-americani tradizionalmente religiosi e conservatori.  Dunque, questo essendo il lotto dei papabili DEM, osservatori non faziosi possono solo concludere che la vittoria di un Democratico e’ nelle mani di Trump. Ma non nel senso che la gente lo boccera’ per aver promosso politiche concrete sbagliate. La situazione economica e’ eccellente. Il suo confuso isolazionismo militare in Medio Oriente (un giorno ritira le truppe, il giorno dopo le rimanda; un giorno abbandona i curdi in Siria, il giorno dopo, con e grazie ai curdi, elimina al Baghdadi) pare la fotocopia della linea ‘pacifista’ di Obama. Non a caso lo slogan “basta alle inutili guerre infinite” e’ condiviso dai liberal e dai Democratici, da 20 anni ferocemente contrari alle guerre di Bush in Afghanistan e Iraq. No, Trump perdera’ solo se non riuscira’ a capitalizzare i suoi successi domestici, impresa titanica al limite dell’impossibile con i maggiori media del mainstream quasi tutto contro. E se, al contrario, fara’ autogol clamorosi alienandosi i voti che ha già’ in tasca.  E l’impeachment? Questa variabile e’ ancora da capire nei suoi effetti. Ma non si dimentichi che piu’ trova spazio lo “scandalo” della telefonata ucraina di Trump, piu’ resta di rimbalzo in evidenza la storia del figlio di Joe, Hunter Biden, con gli 83mila dollari mensili incassati per 5 anni dalla corrotta Burisma di Kiev. I media amici proteggono Biden piu’ che possono, ok, ma la campagna di Trump ha milioni da spendere, e gli spot con Biden che dice, come ha detto venerdi’ in una intervista a PBS, che “non sapevo che mio figlio fosse nel consiglio di quella societa’” quando tutti sanno che non e’ vero, stanno gia’ diventando un ritornello sui network tv del paese. E mettono sempre piu’ in imbarazzo anche i giornalisti suoi difensori e fans. Insomma, la vera ciambella cui si possono aggrappare oggettivamente i Democratici sono i sondaggi. L’ultimo, pubblicato oggi da FoxNews.com, dice che il 68% dei DEM pensa che Biden vincera’, il 57% dice Warren, il 54% Sanders, il 30% Buttigieg. Aggiunge che il 68% dei DEM e’ soddisfatto dei candidati attuali, mentre il 28% ne vorrebbe un altro, il che e’ una spia significativa del loro disagio verso la propria squadra. Tra i Repubblicani, i soddisfatti di Trump come candidato per il 2020 sono il 78%, e solo il 15% preferirebbe un’alternativa. E cosi’ arriviamo alla domanda finale, quella dei faccia a faccia, proposta dai sondaggisti al campione di votanti in generale: Biden batte Trump per 51 a 39, Sanders batte Trump per 49 a 41, Warren batte Trump 46 a 41, e Buttigieg-Davide pareggia 41 a 41 con Trump-Golia. Persino, udite udite, anche Hillary Clinton, inserita nel sondaggio anche se non e’ scesa in campo, batte Trump per 43 a 41. Se questo non e’ oppio….  di Glauco Maggi