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Macché paladino degli afroamericani, il sindaco di New York pensa solo alla poltrona: il dato che lo inchioda
A New York il sindaco Democratico Bill de Blasio, che a sentire lui e’ il paladino dei poveri e delle minoranze etniche (sua moglie e’ nera), fa la guerra agli studenti e alle famiglie afro-americane e ispaniche di basso reddito che vivono nei ghetti. Dai risultati che mostrero’ piu’ avanti si vede che non e’ una affermazione esagerata. In verita’ il primo e unico pensiero di de Blasio, oggi, e’ la campagna (fallimentare) per avere la nomination DEM. Ma quando sottrae un po’ di tempo ai comizi e ai viaggi per farsi un nome nazionale, il sindaco italo-americano si dedica a “riformare”, in senso peggiorativo, la scuola pubblica. In concreto, la sua battaglia consiste nel perseguire una politica ostile alle charter schools, che sono pur sempre scuole pubbliche, ma non sono controllate dai sindacati. Bill le osteggia negando l’ampliamento di sedi esistenti, e non permettendo che se ne aprano altre. Cio’, malgrado ci sia una lunga lista di attesa delle famiglie piu’ svantaggiate, e di colore, che vedono queste scuole “charter” come l’unica speranza per un futuro migliore per i propri figli. Le “charter” sono promosse e gestite da filantropi e da attivisti educatori che hanno come obiettivo, verrebbe da dire banale, di fare eccellere i giovani nel loro sforzo di imparare. La loro ricetta? Accurata selezione di insegnanti disposti a orari piu’ lunghi e a programmi didattici ambiziosi. E una disciplina severa, che impone uno stile di comportamento in classe rigoroso, compreso l’obbligo della divisa (come c’e’ negli istituti privati). Perche’ il sindaco di sinistra ostacola la vita della charter schools? Perche’ i sindacati le giudicano una minaccia al loro potere, se non alla loro stessa esistenza. E le Union dei maestri sono una potenza politica nella sinistra: con i loro finanziamenti ai Democratici ad ogni livello, dai consigli municipali ai sindaci su su fino ai parlamentari e al presidente, ne possono determinare il successo alle urne, e quindi ottengono di influenzarne le scelte. L’esito scolastico non conta: prima vengono i livelli occupazionali, gli stipendi, la garanzia del posto anche per gli incapaci, e ultimi sono gli studenti (e le loro famiglie), intrappolati in un meccanismo che non offre successo accademico oggi e garantisce la condanna a un ruolo socialmente svantaggiato domani. Facciamo parlare i numeri, come sono riportati oggi nell’articolo del WSJ ‘De Blasio rinuncia ad educare i ragazzi poveri’, firmato dal giornalista afro-americano Jason L. Riley. I neri e gli ispanici costituiscono il 67% del sistema scolastico cittadino, mentre i bianchi e gli asiatici pesano per il 15% e il 16% rispettivamente. Solo il 28% degli studenti neri supera l’esame di matematica contro il 33% degli ispanici, il 67% dei bianchi e il 74% degli asiatici. Nell’esame di inglese sono promossi il 68% degli asiatici, il 67% dei bianchi, il 37% degli ispanici e il 35% dei neri. Questi gap razziali si perpetuano da decenni, e sono la base della lamentata diseguaglianza tra gli adulti in America. La via di salvezza sono le charter schools. Oggi a New York questa categoria di scuole insegna all’incirca al 10% della popolazione studentesca cittadina e, scrive il New York Post, gli allievi delle charter “marcatamente registrano performance migliori delle scuole tradizionali nei test a livello statale”: il 57% di quelli che li affrontano venendo dalle charter ha superato l’esame di stato di inglese e il 63% ha superato la prova di matematica. I piu’ bravi, per il terzo anno di fila, sono stati gli studenti provenienti dal network di charter schools “Success Academy” di New York: il 90% ha superato il test di inglese e il 99% quello di matematica. Nella quasi totalita’, gli studenti di queste charter schools sono neri e ispanici di famiglie disagiate. Ecco perche’, opponendosi all’espansione di questa esperienza di successo che da’ enormi e tangibili benefici ai ragazzi poveri di colore, De Blasio si merita la “bocciatura” come paladino dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Infatti, in molte occasioni le famiglie nere e ispaniche che non sono riuscite a far iscrivere i loro figli nelle charter schools (tale e’ lo squilibrio tra domande e posti che il sistema di ammissioni e’ regolato da una lotteria) hanno inscenato cortei di protesta e marciato su City Hall. di Glauco Maggi