Rosso spinto
Sbandata a sinistra, i democratici Usa vogliono sembrare sempre più anti-semiti
Apparire sempre piu’ socialisti non e’ un problema per molti candidati alla nomination Democratica, come abbiamo scritto in questo articolo in febbraio, pur con qualche eccezione. Dove invece il fronte DEM in Congresso e tra i Candidati presidenti e' unito al 100% e’ nella nuova “religione” dell’antisemitismo. Nessuno dei candidati ufficiali partecipa al convegno annuo dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee, il gruppo piu’ noto e accreditato di sostenitori di Israele e di difensori dell’ebraismo). Finora, nessuno e’ iscritto tra i relatori, e otto di loro hanno ufficializzato a The Hill la loro assenza: i senatori Kamala Harris, Bernie Sanders, Kirsten Gillibrand, Elizabeth Warren; l’ex deputato texano Francis (Beto) O’Rourke; il sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg; il governatore dello stato di Washington Jay Inslee; l’ex ministro di Clinton dello Sviluppo Urbano e della Casa Julian Castro; l’ex deputato del Maryland John Delaney e’ stato il piu’ spudorato, dicendo che la sua assenza e’ dovuta ad un conflitto di appuntamenti, scusa ridicola per uno che ha sempre partecipato negli anni precedenti da quando e’ in Congresso. La causa vera e’ che il movimento Move.On, pagato da George Soros, ha chiesto espressamente ai candidati in corsa di non andare, altrimenti si scordano i finanziamenti per la campagna. “Il flusso di candidati progressisti che stanno confermando che non saranno presenti – neppure coloro che erano andati negli anni scorsi – mostra che il clima sta cambiando”, ha detto in un comunicato Iram Ali, che dirige la campagna elettorale per Move.On. “AIPAC e’ chiaramente un gruppo partigiano di lobbisti che minano gli sforzi diplomatici, e i progressisti non vogliono avere alcuna parte in questo”. Il clima tra i DEM e’ veramente cambiato, e nella direzione dell’antisemitismo. Sia Obama sia la Clinton parlarono al meeting nel 2008, e Barack ci torno’ nel 2012. Nel 2016 partecipo’ Joe Biden. Quest’anno ha registrato la vera novita’, l’ingresso in parlamento della novizia deputata islamica Ilhan Omar’s (del Minnesota) che come primo atto pubblico ha attaccato in gennaio l’AIPAC con la classica affermazione antisemita (l’AIPAC paga i repubblicani, che diventano sudditi di Israele invece di fare gli americani). In un primo momento, dai capi DEM in Senato (Chuck Schumer) e alla Camera (Nancy Pelosi) erano uscite dichiarazioni di condanna, ma sono durate poco. Quando la Pelosi ha presentato una mozione da votare in aula, il nome di Omar non c’era, e la “condanna” non e’ stata contro il suo antisemitismo specifico ma contro ogni ideologia di odio. Inoltre, la Omar non ha nemmeno perso il posto che la Pelosi le aveva dato nella Commissione Esteri. Il GOP invece aveva condannato aspramente il deputato Steve King (Iowa) per una frase in cui si chiedeva perche’ la supremazia bianca dovesse essere ritenuta un concetto offensivo, e lo aveva immediatamente privato del posto nelle Commissioni dell’Agricoltura e della Giustizia. Sul piano politico ed elettorale, per l’anno venturo, si profila quindi un netto contrasto tra Donald Trump e lo sfidante Democratico. Il presidente e’ il piu’ netto amico di Israele della storia: ha stracciato il patto nucleare di Obama con l’Iran; ha portato l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme; ha dichiarato due giorni fa che le Alture di Golan, conquistate durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 da Israele, sono sotto la sovranita’ israeliana. E ha distrutto l'ISIS, il califfato islamista anti Israele. Sara’ interessante vedere se la percentuale di elettori americani ebrei, storicamente di gran lunga piu’ favorevoli ai Democratici, entrera’ in crisi e aiutera’ Trump. Il quale non ha perso tempo a far notare il neo-antisemitismo dei DEM: "I Democratici hanno molto da provare che non sono anti Israele, non c'e dubbio su questo, ed e' una disgrazia. Non so che cosa sia successo, ma loro sono totalmente anti Israele, francamente io penso che sono anti ebrei". Il filo-ebraismo esplicito di Trump, in ogni caso, cementera’ e incrementera’ la stima che il presidente ha oggi tra gli evangelici cristiani, che sono tra i piu’ ferventi difensori di Israele negli Stati Uniti. di Glauco Maggi