Non ha l'età
Alexandria Ocasio Cortez l'anti-Trump? Il "problemino" dei dem
Finora c’erano solo stati solo annunci, curiosi e patetici, di nullita’ che non mancano mai quando ci sono le elezioni, al grido “l’importante e’ partecipare”. Da qualche giorno il gioco delle candidature alla nomination Democratica sta facendosi serio: quanto serio, vedremo, e’ pero’ ancora tutto da capire. Tralasciamo i carneadi di terza fila: chi ha mai sentito nominare John Delaney, ex deputato DEM del Maryland, che aveva voluto essere il primo di tutti ad ufficializzare, sei mesi dopo l’entrata alla Casa Bianca di Trump, la sua discesa in campo con un tweet? Oppure Richard Ojeda, senatore DEM del parlamento statale della West Virginia ed ex paracadutista dell’esercito, che e’ atterrato nella tenzone politica nazionale annunciando nel Giorno dei Veterani, l’11 novembre 2018, che si sarebbe ritirato dal Senato il 12 gennaio 2019 per dedicarsi alla corsa presidenziale? O Tulsi Gabbard, deputata DEM di 37 anni delle Hawaii ed ex veterana in Iraq, che il 12 gennaio ha detto alla CNN che aveva sciolto le riserve (nessuno sapeva che lei ne avesse) e che si sarebbe iscritta alle primarie? Se uno non segue le notizie secondarie di Politico.com, il sito di Washington per fanatici del Palazzo e per professionisti mediatici della Politica Usa (quorum ego), nomi come questi molto difficilmente li conosce, relegati come sono nella cronaca dei giornali nei relativi Stati alla ricerca del colore. Da un paio di settimane l’aria e’ cambiata. Finalmente, cominciano a costituire i Comitati Esploratori i primi personaggi ritenuti dai media, dal giorno dopo la vittoria di Donald, con le carte in regola per togliere di mezzo il repubblicano nel 2020. Creare un Comitato Esploratore e’ un passaggio istituzionale da cui passano tutti i candidati, perche’ da’ il beneficio di una sicura pubblicita’ sulla stampa, e la licenza di raccogliere soldi (per sondaggi, comizi, incontri con potenziali fans) senza rispettare la regola della trasparenza sui finanziamenti che scattera’ nel momento ufficiale delle iscrizione presso la Commissione Federale Elettorale per il varo formale della campagna. Siccome chi fa questo primo passo e’, di norma, gia’ convinto e intenzionato a correre, possiamo quindi dare per partite le campagne delle senatrici Elizabeth Warren, Kirsten Gillibrand, Kamala Harris, e dell’ex ministro di Obama Julian Castro. Sono stati i primi ad avere il loro bravo titolo sulla stampa nazionale, e le interviste nelle Tv via cavo, per registrare le prime candidature anti-Trump. E allora? Erano anni, dal novembre 2016, che giravano i loro nomi quali “pezzi da novanta” nel firmamento Democratico. Ora che hanno messo la maglietta e sono scesi in campo, dagli spalti nessuno li osanna, nessuno ha preparato il cartellone con la loro faccia. Li vedono al massimo come panchinari che, chissa’, magari si inventeranno la giocata da campioni piu’ avanti. Ma la fiducia e’ poca. E l’entusiasmo zero. Il popolo dei tifosi DEM ha passato questo primo biennio di Trump nella speranza di veder fiorire l’Alternativa con la A maiuscola, ma e’ li’ che aspetta ancora. Si alzera’ la febbre quando usciranno dagli spogliatoi i titolari ultrasperimentati, e ultrasettantenni, Joe Biden o Bernie Sanders? Avra’ maggiore presa sul tifo DEM il texano Beto O’Rourke, che seppe dare un brivido “obamiano” tre mesi fa al suo pubblico, pur perdendo la gara con Ted Cruz per il seggio di senatore? La realta’ e’ che a tenere banco e’ ancora Trump, che con il muro e lo shutdown e la Russia di Mueller e’ sempre il miglior nome che i Democratici hanno bene in testa quando pensano alle elezioni del novembre 2020. In negativo, per non votare lui e per metterci un altro, chi sara’ sara’. Per scaldarsi di passione un nome per la verita’ ce l’avrebbero, i DEM: Alexandria Ocasio-Cortez. Cattura i media di sinistra simpatetici con il suo socialismo (e stimola le critiche da destra per lo stesso motivo). Ma non ha l’eta’, la 29enne ispanica, nemmeno per correre nel 2024. Quanto ben di dio di entusiasmo e di visibilita’ sprecati, per i liberal. di Glauco Maggi