La presentazione
“The Italian Book of Innovation”, il libro italiano della Innovazione presentato a New York
"Diplomatici” dell’innovazione e della tecnologia e sponsor delle start-ups. Quando frequentavano decenni fa i corsi di studio per diventare ambasciatori e consoli, la loro aspirazione era rappresentare l’Italia nelle partite politiche che si giocavano nelle capitali estere e anche, piu’ modestamente, aiutare i connazionali a rinnovare i passaporti. Non e’ che oggi questi compiti non li abbiano piu’ e non li svolgano. Piuttosto, e questo e’ particolarmente visibile negli Stati Uniti, hanno aggiunto al loro portafoglio una nuova missione: assistere gli scienziati, i ricercatori, i neo-imprenditori nazionali nella loro corsa per lo sviluppo delle loro idee e per la conquista di mercati sempre piu’ ricchi, sempre piu’ integrati, sempre piu’ competitivi. Dell’impegno dell’ambasciatore Armando Varricchio in questa missione avevo scritto il 25 ottobre a proposito dell’evento a Washington dell’ISSNAF, l’associazione dei 4mila scienziati italiani che fanno ricerca nelle facolta’ del Nord America. Nell’occasione, Varricchio diede il suo sostegno ospitando nell’ambasciata la cerimonia dell’ISSNAF, che premio’ 5 ricercatori di talento. Ieri, 6 dicembre, al consolato generale di New York in Park Avenue, e’ stato presentato “The Italian Book of Innovation”, il Libro Italiano della Innovazione, editore Rizzoli, alla presenza delle due Start –up italiane che hanno vinto (a fine novembre) il Premio Marzotto. Massimo Bocchi, Ceo di CellPly, ha meritato i 300mila euro del “Company Prize”(la societa’ e’ in vita da 4 anni) e Alessandro Brilloni i 50mila del “Company Idea Prize” (la sua start-up, Bettery, e’ nata nel gennaio 2018). CellPly e’ una societa’ biomedicale focalizzata nello sviluppo di un sistema diagnostico che punta a capire la risposta dei medicinali contro i tumori attraverso lo studio, in vitro, delle reazioni del tessuto alla esposizione ai farmaci. Bettery, ha spiegato Brilloni, “è una batteria liquida e verde con la maggiore energia e durata e il minor costo e impatto ambientale mai riportati finora. La chimica alla base della nostra tecnologia è quella delle batterie litio-ossigeno considerate dalla roadmap delineata dalla Comunità Europea come batterie di quinta generazione che si stima che arriveranno sul mercato attorno al 2030. Quello che vogliamo fare noi è precorrere i tempi”. The Italian Book of Innovation, che raccoglie cento di queste storie ambiziose, suddivise in dieci “macro-aree” ognuna con dieci “case histories”, e’ alla sua ottava edizione e per la prima volta il lancio e’ stato ospitato a New York. Il console Francesco Genuardi ha dato il via alla tavola rotonda, gestita dalla giornalista Maria Teresa Cometto, presentando i due vincitori Bocchi e Brilloni e Cristiano Seganfreddo, curatore del Book in qualita’ di direttore dell’Associazione Progetto Marzotto, la Fondazione no-profit che promuove da anni la nuova imprenditorialita’ nazionale. I settori individuati da Seganfreddo per il catalogo sono ingegneria aerospaziale, design, tecnologia digitale, moda, alimentazione, industria ‘verde’, salute, robotica, progetti sociali e turismo. Dalla scelta dei comparti si vede che il fermento creativo degli aspiranti imprenditori nazionali non poggia piu’ solo sui classici filoni del made in Italy ma esplora le frontiere del nuovo sapere con il modo piu’ efficace per fare impresa. Il che significa integrare la ricerca accademica, finalmente liberata dal tabu’ sessantottino del profitto che contaminerebbe la scienza pura, con l’esigenza dei finanziamenti delle idee e l’obiettivo del marketing del prodotto creato. Tradotto: con l’esportazione di idee e talenti nei terreni piu’ fertili per la germinazione. Ottimi ingegneri, come Massimo e Alessandro, possono inventare soluzioni e prodotti in patria, ma per accedere ai capitali necessari per progredire e trovare il contesto materiale per la creazione di affari e ricchezza debbono varcare l’Atlantico. E qui trovano, disponibili, i nostri diplomatici in veste di facilitatori. Genuardi lo ha detto nella introduzione al dibattito: “La nostra missione si e’ arricchita. L’attivita’ di routine – passaporti e tutela dei connazionali residenti - resta ovviamente il business di rigore. Ma deve anche aumentare il nostro impegno nell’attivita’ di promozione delle start-ups”. Queste realta’, secondo il console, sono l’avanguardia nello sforzo del sistema Italia per l’eccellenza, e per il successo della nostra imprenditoria. “La Danimarca ha creato una figura specifica per questo ruolo, l’ambasciatore digitale”, ha detto Genuardi. “Bene. Noi vogliamo e possiamo fare di piu’. Ogni diplomatico, console e viceconsole, deve avere l’obiettivo di aiutare le start-ups a crescere”. Come? Facendo networking. Ossia organizzando incontri tra la comunita’ italiana e locale di qui e i fondatori di nuove imprese che si affacciano negli USA per stabilire relazioni con possibili partner, angel investors e venture capitalist. Per esempio ieri, in sala tra il pubblico, c’erano due oncologi italiani che lavorano in due diversi ospedali newyorkesi: a fine meeting hanno scambiato i biglietti da visita con Massimo Bocchi. I contatti diretti sono la indispensabile premessa per sviluppi positivi. L’Italian Trade Commission (la vecchia ICE), che continua nel suo compito specifico di promozione commerciale, ha trovato un volenteroso alleato nell’ultima generazione dei diplomatici sensibili e devoti al business nostrano. Glauco Maggi