Diari d'America
Flat tax all'italiana? Il pensatoio americano pro-Trump la promuove
Al pensatoio americano Americans for Tax Reform (ATR), che e’ stato in prima fila nel sostenere la legge del taglio delle tasse di Trump, si parla anche, e positivamente, di “flat tax all’italiana”. L’occasione e’ stata la serata di gala per la celebrazione del passaggio della riforma dei Repubblicani, giovedi’ 8 febbraio, organizzata dal think thank conservatore nella storica sede dell’Arts Club di Washington, dove ho incontrato Lorenzo Montanari, italiano ai vertici di ATR nel ruolo di direttore dei Programmi e degli Affari Internazionali. “La flat tax e’ diventata il motivo portante della campagna elettorale di centro destra per le prossime elezioni del 4 marzo”, mi ha detto Montanari “e sicuramente rappresenta l’idea piu’ avvincente ed innovativa nel panorama politico italiano. E’ positivo e rincuorante vedere Silvio Berlusconi (che pensa a un livello del 20%) e Matteo Salvini (con il 15%) rilanciare l’idea della flat tax che era stata gia’ proposta nel lontano 1994 da Forza Italia grazie ad Antonio Martino, allievo di Milton Friedman. E anche l’Istituto Bruno Leoni ha recentemente fatto una campagna sulla flat tax al 25 % promossa dall’economista Nicola Rossi.” L’Italia ha bisogno “di una vera e propria rivoluzione liberale in grado di liberare il Paese dalla morsa soffocante della burocrazia e dalla schiavitu’ delle tasse”, ha insistito Montanari. “Con la tassa piatta si potranno raggiungere tre obiettivi importanti: ridurre l’evasione, aumentare la trasparenza fiscale, rilanciare la stagnante economia italiana”. Anche senza essere “piatta”, negli USA la riduzione dei tributi per imprese e famiglie sta gia’ dando frutti concreti ora, e promette miglioramenti dall’anno prossimo. Su un piano personale ho saputo da normali lavoratori stipendiati di classe media che i datori USA hanno iniziato in febbraio ad alleggerire le trattenute in busta paga (qui sono quindicinali, non mensili), applicando le disposizioni dell’Agenzia delle Entrate relative alle nuove aliquote. E gli studi dei commercialisti (per esempio quello di Wolters Kluver Tax and Accounting di Riverwoods, Illinois, sul WSJ di oggi 12 febbraio) mostrano che molte coppie sposate guadagneranno sotto la nuova legge quando faranno la dichiarazione nel 2019 sui redditi del 2018, rispetto al regime dell’anno fiscale 2017. Per esempio, una coppia con reddito da 75 mila a 153mila dollari scendera’ da una aliquota del 25% ad una del 22%, e una coppia con reddito da 153mila a 233mila dollari scendera’ dal 28% al 24%. Molti imprenditori stanno pero’ bruciando i tempi per i vantaggi fiscali: regalano bonus una tantum, alzano la paga oraria, aumentano la quota aziendale di contributi previdenziali. Alla serata di celebrazione della legge di Trump, presentati sul palco dal presidente di ATR Grover Norquist, sono intervenuti tre piccoli imprenditori con le loro dirette esperienze di redistribuzione ai lavoratori dei benefici avuti con la riforma. “Una mattina ho portato 10.000 dollari cash in negozio e ho dato 5 bigliettoni da 100 dollari ad ognuno dei miei 20 dipendenti”, ha raccontato Paola Hinton, italo-americana figlia di immigrati siciliani e comproprietaria del Saloon di cosmetica “Five Senses Spa, Salon, and Barber Shop” di Peoria (Illinois). Suo marito aveva visto su FOX un’intervista a Norquist a proposito della lista, curata da ATR, delle aziende che hanno deciso di tradurre in cash gli sconti fiscali di Trump e ha telefonato al think thank per aggiungere la sua ditta all’elenco. Anche Sheldon Wolf, fondatore della azienda di software Spellex Corporation (Tampa, Florida), ha sorpreso i suoi 25 dipendenti, ma lo ha fatto con assegni da 1000 dollari, su cui ha scritto il memo “Trump Tax Cut and Jobs Act”. E Chris Waltz, veterano dei marines e oggi Ceo della ditta AR-15 Gun Owners of America, (di Warner Robins, Georgia), ha detto di aver aggiunto aumenti di paga al bonus per tutti. Le grandi aziende, come AT&T ed Apple, avevano dato il via ai “bonus” di Trump, ma subito il fenomeno si e’ allargato alle medie e alle piccole imprese, facendo scattare una competizione a chi e’ piu’ generoso. In testa, nella classifica ad oggi tra le oltre 300 aziende che si sono registrate volontariamente ad ATR, c’e’ la societa’ Insperity, di Houston (Texas). Con 60 uffici in America, la societa’ di consulenza per il personale fondata 30 anni fa ha dato bonus a tutti i suoi 2700 dipendenti: 1000 dollari ai neo-assunti, e via via da 2000 e 3000 dollari fino a 4000 per chi ha due anni di anzianita’ aziendale. Chi sara’ il prossimo Ceo a sfondare quota 5000, lancia la sfida ATR dal suo sito? Nancy Pelosi, capo della minoranza DEM alla Camera, defini’ “briciole” i primi bonus. Fu sommersa subito dalle battute per il solito elitismo liberal, e il video con quel commento e’ stato visto per ora da oltre 50mila persone solo su YouTube, oltre ai milioni di lettori che lo hanno saputo dai media. Quando partira’ la campagna elettorale per le elezioni di medio termine del prossimo novembre, gli spot dei candidati Repubblicani faranno delle “briciole di Nancy” il soggetto piu’ virale nelle Tv e sui social network. Un’alternativa sara’ la dichiarazione di voto del senatore Chuck Schumer, capo della minoranza DEM al Senato, quando fece una previsione che oggi suona non meno ridicola delle briciole: “I miei amici senatori del GOP si pentiranno di aver votato per il taglio delle tasse di Trump. E’ cosi’ impopolare!!”, disse. di Glauco Maggi