Altro che Russiagate
Lo scandalo dei due agenti che indagarono sulla Clinton (che i media tentano di insabbiare)
Non e’ ancora uno scandalo a tutto spiano, ma solo perche’ i media stanno ancora facendo opera di “resistenza”. Non a Trump, perche’ quella “resistenza” politica e’ sempre in attivita’. No, la resistenza e’ alla divulgazione delle notizie che pure escono, clamorose, una dopo l’altra dalle commissioni congressuali. Si’, proprio quelle commissioni che da oltre un anno indagano su Russiagate senza che sia emerso niente che provi la “collusione” ma che, via via, hanno invece scoperto tanti altarini sull’attivita’ degli uomini dell’FBI e del ministero della Giustizia da rendere ormai necessario un altro procuratore speciale che vada a fondo sulle loro trame pro Clinton e anti Trump, prima e dopo le elezioni. L’ultima news, che non e’ fake, riguarda le email scambiate tra i due agenti dell’FBI incaricati di investigare sui server di Hillary - dall’allora direttore dell’FBI James Comey- , e poi su Trump e la sua campagna dallo special prosecutor Robert Mueller: Peter Strzok e Lisa Page, la sua amante, si sono scritti una montagna di email compromettenti sulla loro partigianeria pro Hillary e sul loro odio contro Trump. Da una di queste lettere era gia’ emerso tempo fa il riferimento ad una “polizza assicurativa”, termine figurato per indicare che ai vertici dell’FBI si pensava a qualcosa che potesse fermare la vittoria di Trump. Il Russiagate, magari? “Noi sapevamo di questa ‘polizza assicurativa’ per impedire a Donald Trump di diventare presidente”, ha detto a Fox TV John Ratcliffe, deputato repubblicano del Texas, un ex giudice che fa parte del sottocomitato della Sicurezza cibernetica della Camera.“Oggi abbiamo appreso (da altre email NDR) che subito dopo il voto una ‘societa’ segreta’ di persone all’interno del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI –compresi Strzok e Page – avrebbe lavorato contro di lui. Quando c’e’ gente che parla in questi termini deve spiegare il contesto in cui sono dette simili parole”. Ma ci sono altri particolari inquietanti che meritano d’essere sviscerati. Per esempio, la “societa’ segreta” si sarebbe ritrovata fuori dalle sedi governative, in perfetto stile cospiratorio. E decine di email sarebbero state fatte sparire, dal dicembre 2016 al maggio 2017, guarda caso il periodo in cui e’ piu’ interessante sapere come il famigerato dossier della spia inglese assoldata dalla campagna di Hillary abbia influito, con le sue menzogne fabbricate da fonti russe inaffidabili, a ottenere –illegalmente - il permesso della corte per mettere sotto intercettazione alcuni cittadini americani vicini alla campagna di Trump, dando cosi’ giustificazione all’intera operazione del Russiagate. E’ anche chiaro, da altre email, che il direttore dell’FBI Comey menti’ sotto giuramento in Congresso quando testimonio’ che “la decisione di assolvere la Clinton non fu presa prima del suo interrogatorio, ma successivamente”. Non solo l’FBI sapeva che Hillary andava protetta: infatti Strzok cambio’ – mitigando la gravita’ delle sue azioni - le parole del comunicato che poi Comey avrebbe letto nel luglio 2016. Anche l’allora ministra della Giustizia Loretta Lynch lo sapeva benissimo, e fece la farsa di “chiamarsi fuori” dal giudizio dopo aver incontrato Bill Clinton all’aeroporto: dando carta bianca a Comey sapeva gia’ benissimo che la conclusione sarebbe stato il “non luogo a procedere” contro Hillary per farle vincere le elezioni. Insomma, i punti sempre meno oscuri su quanto hanno fatto, e su che cosa hanno poi detto al Congresso, i protagonisti dell’allora governo Obama fino alla vittoria di Trump e dopo, quando era diventato presidente, richiedono una rilettura puntuale e una chiarificazione assoluta. Che dal Russiagate si debba passare all’FBIgate non e’ un paradosso. Per tentare prima di fermare la vittoria del repubblicano, e poi per deragliarla, serviva l’opera di quelli che, in Italia, chiameremmo “i servizi deviati”. Se riusciva nel suo intento di far vincere la Clinton prima dell’8 novembre del 2016, il complotto sarebbe poi stato sepolto per sempre. Oggi che il Congresso e la presidenza sono in mani repubblicane dovrebbe essere piu’ facile fare luce, scoprire le malefatte, dare nome e cognome a manigoldi e burattinai. Dovrebbe. Ma gli “eroi” dei giornaloni di sinistra che produssero il Watergate non sono interessati al “reale scandalo dell’FBI”, come titola Michael Goodwin sul New York Post. Sono sempre arruolati nella stessa missione di assediare la Casa Bianca del GOP, anche quando il marcio e’ con tutta evidenza targato DEM. di Glauco Maggi