Evoluzioni
Russiagate, fino a dove arriva l'inchiesta: ora tremano Hillary Clinton e i democratici
L'inchiesta del procuratore Speciale Robert Mueller sulla intromissione dei russi nella scorsa campagna elettorale non riguarda piu' solo i trumpiani, ma si e' estesa fino a coinvolgere Tony Podesta, fratello di John, l'ex capo consigliere della candidata Hillary. Chiamiamola una "conseguenza inattesa" per i DEM che si erano ossessionati con il Russiagate, sperando che portasse all'impeachent di Trump, ma questo e' stato uno sviluppo inevitabile per gli inquirenti. Indagando sul capo staff di Trump Paul Manafort per i suoi contatti con il premier ukraino pro Kremlino Viktor Yanukovych, Mueller aveva scoperto che la societa' di consulenza di Manafort aveva lavorato con il Centro Europeo per una Moderna Ukraina, che voleva allora entrare nella UE (obiettivo di Yanukovych prima della sua totale conversione a favore di Mosca e della invasione della Crimea). Manafort, commettendo una illegalita' che lo ha fatto finire nell'inchiesta di Mueller, non si era registrato come "lobbista straniero", un obbligo per gli americani che fanno lobbismo per una potenza estera. Dimessosi dalla campagna di Trump, Manafort si e' poi "regolarizzato" come lobbista, ma solo l'estate scorsa. Con lo stesso Centro Europeo a favore dell'Ukraina, e con il governo di Mosca, aveva pero' avuto rapporti contrattuali anche il Podesta Group, che e' cosi' finito nello stesso mirino di Mueller. La societa' di consulenza Podesta Group era stata fondata dai due fratelli, prima che John lasciasse per lavorare per Hillary con lo stesso ruolo che aveva avuto al servizio di Bill Clinton alla Casa Bianca. Il gruppo, con Tony alla testa, e' ovviamente stato sempre collegato con il partito Democratico, e ora il procuratore speciale Mueller sta conducendo una inchiesta criminale su Tony Podesta, per non essersi registrato come agente straniero. Il Gruppo Podesta sostiene di essersi messo in regola anni fa, ma allora perche' ha dovuto iscriversi come lobbista con un governo straniero la scorsa primavera? Ma sui Podesta, e sui DEM, non infierisce solo la legge del "chi la fa l'aspetti", con l'inchiesta sulla collusione coi russi che riguarda ora anche i Democratici che l'hanno voluta, di fatto svuotandone la rilevanza politica anti Trump. C'e' ben altro. Documenti del sito opensecrets.org, infatti, mostrano che il gruppo aveva ricevuto 90mila dollari da Uranium One, la societa' russa che controlla gli interessi dell'uranio, compreso il 20% di quello delle miniere in America. E qui viene fuori "il tempo galantuomo". Dell'uranio USA, passato a suon di mazzette sotto il controllo di Putin, avevano scritto nel 2015 lo scrittore Peter Schweizer, nel libro "Clinton Cash, e lo stesso New York Times (e io riportai la notizia su Libero). Allora Hillary era segretaria di Stato, quindi parte principale nel processo di autorizzazione della vendita delle concessioni al Kremlino. La Fondazione Clinton ebbe 145 milioni di dollari dagli affaristi di Uranium One, e Bill incasso' 500mila dollari per un singolo discorso fatto a una banca moscovita statale. Lo scandalo, pero', non arrivo' poi mai a sfondare in pieno il muro della sostanziale protezione offerta dai media alla leader Democratica che era in corsa per la Presidenza. Oggi – meglio tardi che mai - torna in copertina, perche' le commissioni del Congresso, in mano al GOP, finalmente vogliono vederci chiaro. Il sito di Washington The Hill, certo non sospetto di filo trumpismo, ha scritto giorni fa che, prima della firma dell'accordo sull'uranio venduto a Mosca, l' FBI aveva scoperto "una prova sostanziale che l'industria nucleare russa era impegnata in corruzione, bustarelle, estorsioni e lavaggio di denaro sporco" per espandere la presenza nucleare russa negli USA fin dal 2009 (Barack neo presidente, Hillary segretaria di Stato). L'agenzia degli 007 americani era venuta in possesso delle prove che ufficiali nucleari russi avevano girato milioni di dollari agli USA, specificamente a beneficio della Clinton Foundation. Il Dipartimento di Giustizia di Obama insabbio' l'indagine per ben 4 anni, dando tutto il tempo all'accordo nucleare di realizzarsi alla fine, nel 2013, a favore di Putin. Ora il Comitato Giustizia del Senato ha lanciato una inchiesta sullo scandalo richiedendo informazioni alle 10 agenzie e ministeri governativi coinvolti nella approvazione della vendita di Uranium One, chiedendo che cosa sapessero della indagine della FBI, e quando. Il presidente del Comitato Giustizia, il senatore Chuck Grassley, ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di togliere il divieto di pubblicare notizie sul funzionario "whistleblower" dell'FBI che ha fatto riaprire il caso Clinton-Russia-Uranio, indicando che potrebbe avere altre esplosive rivelazioni su che cosa sapesse l'amministrazione Obama dell'intrigo. Oggi 24 ottobre anche i deputati repubblicani delle commissioni investigative della Camera hanno lanciato una nuova indagine sull'affare dell'uranio ceduto a Mosca sotto gli occhi dei DEM durante l'era di Obama. di Glauco Maggi