Grande Mela
A New York apre una nuova università: ci si arriva con la funivia
Per un giorno, quattro anni dopo aver lasciato City Hall, Mike Bloomberg e’ tornato “sindaco morale” di New York: l’occasione e’ stata la celebrazione ufficiale della nuova universita’ cittadina, la Cornell Tech, che ha aperto la sua sede nella Roosevelt Island, la striscia di terra sull’East River, tra Manhattan e i Queens. Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo e il sindaco in carica Bill de Blasio (che ieri ha facilmente vinto le primarie democratiche e si avvia a ottenere in novembre un secondo mandato), che alla cerimonia hanno parlato dopo Mike Bloomberg che faceva gli onori di casa, gli hanno riconosciuto il pieno merito d’aver ideato, e fortemente voluto, la nascita di questa nuova istituzione accademica in citta’. Anche se, politicamente, erano stati suoi avversari (specialmente de Blasio). Da sindaco, l’imprenditore che era diventato miliardario con la sua start up “Bloomberg L.P.” , societa’ di analisi e di distribuzione di dati finanziari, aveva capito che New York doveva diversificare la sua economia, oltre Wall Street e gli immobili, i media e l’ospitality, la moda e l’eccellenza ospedaliera. La nuova frontiera doveva essere l’alta tecnologia, che del resto era stata un punto di forza di New York State nei secoli passati (dal telefono di Antonio Meucci alla Kodak di Rochester alla International Business Machine-IBM), prima di perdere la leadership passata alla Silicon Valley e all’area di Boston. L’ecosistema delle start up nella Grande Mela aveva cominciato gia’ a fiorire negli Anni 90, prendendo quota con Internet, ma serviva un salto di qualita’, un’idea strategica rivoluzionaria. Bloomberg mise in atto la sua: fondere il pubblico con il privato, l’accademia con lo spirito imprenditoriale, la scienza con il disegn e l’architettura, tutto in un’istituzione mai vista. Lancio’ un concorso tra le universita’ internazionali, mettendo a disposizione un capitale municipale di 100 milioni e la terra sull’isola, che era di proprieta’ della citta’ e sarebbe stata data in uso al miglior progetto, una collaborazione tra un’universita’ “tradizionale” e una nettamente orientata all’high tech. Vinsero la Cornell, l’Ivy League di Itaha in Upstate New York, in partnership con il Technion Israel Institute of Technology. Sette anni fa la nuova universita’ inizio’ la demolizione degli edifici cadenti e inutilizzati su Roosevelt Island, con l’obiettivo, rispettato ieri, di aprire i primi tre edifici nel 2017. L’intero progetto immobiliare del campus (2 milioni di piedi quadri) prevede una spesa finale di 2 miliardi di dollari. L’Emma e Giorgina Bloomberg Center e’ il primo palazzo accademico nel campus, costruito con il contributo di 100 milioni regalati dalla Bloomberg Philantropies nel 2014. Gli architetti della Morphosis hanno ideato la struttura con lo scopo di renderla flessibile in funzione di diversi moduli didattici, ma anche a zero impatto ambientale grazie all’uso ridotto di energia e al ricorso alle fonti rinnovabili. Altra caratteristica e’ il lavoro di una serie di artisti-in-architettura (Alison Elizabeth Taylor, Michael Riedel, Matthew Ritchie e Matthew Day Jackson) che rendono il palazzo una sorta di museo della moderna didattica. The Bridge, il ponte, disegnato da Weiss/Manfredi e sviluppato da Forrest City New York, e’ il primo incubatore-accademico di alto livello, e rappresenta il cuore fisico e ideale dell’intero concetto su cui e’ fondata la Cornell Tech: sposare la ricerca scientifica, in ogni campo, con il mercato. Gli studenti e i professori elaborano progetti da trasformare in prodotti e soluzioni commerciali, mettendo a frutto le competenze tecnologiche imparate nel curriculum per creare risultati concreti che migliorano la vita della gente, e insieme generano profitti. Visitare la Cornell Tech mi fa venire in mente gli anni della contestazione universitaria in Italia sprecati dagli studenti anti-capitalisti nell’osteggiare ogni contatto tra l’accademia ‘pura’ e le aziende ‘speculatrici’: oggi questo approccio e’, spero, sepolto. Non lo fosse, aggirarsi negli spazi aperti del The Bridge e’ una medicina utile per cercare di guarire dall’anacronismo. Un cartello annuncia che la Ferrero e’ tra le prime tre aziende ad aver gia’ concordato con la Cornell Tech la propria presenza in sede: la Nutella 2.0 forse nascera’ qui, in questi uffici che sono parte della divisione globale per l’innovazione della compagnia piemontese delle nocciole. Le altre due ditte sono Citigroup, colosso bancario (anche la finanza non sta mai ferma, chiede sempre soluzioni piu’ efficienti, efficaci, sicure) e Two Sigma, societa’ di investimenti & tecnologia, che sta aprendo un Collision Lab, dove far entrare in collisione virtuosa i propri ingegneri con le start up che popoleranno The Bridge. A ieri, gia’ 38 realta’ di nuove imprese erano nate in questi anni sotto l’ombrello della Cornell Tech, che da alcuni anni ha avviato i suoi primi corsi extra moenia a Chelsea (Manhattan), ospite di Google nei suoi headquarters newyorkesi. Il palazzo piu’ grande nel campus e’ The House, la casa, disegnata da Handel Architects, dove vivono studenti, docenti e staff. E’ considerato la Passive House piu’ elevata al mondo, con la sua trentina di piani (per Passive House si intendono i palazzi con il piu’ stretto standard internazionale di riduzione dei consumi di energia e di comfort residenziale). E, a proposito di esperienza gradevole di vita, un giro al campus della Cornell Tech, anche se sara’ completato in tutti i suoi 12 acri nei prossimi anni, e’ gia’ oggi una tappa da consigliare per chi visita New York. A Roosevelt si arriva con una tramway (una teleferica rossa) che corre a fianco del Queensboro a partire dalla 58esima strada e Seconda Avenue. Oltre l’universita’, camminando pochi minuti verso nord, c’e’ il nuovissimo parco, verdissimo, con la statua bianca in onore di F.D. Roosevelt, patrono laico dei disabili. L’isola con il suo nome, un tempo, ospitava sanatori ed era turisticamente una nullita’: ma quando si dice che New York non dorme mai, e si reinventa sempre, a questo si allude. di Glauco Maggi