La biografia

Il libro che spiffera i segreti (imbarazzanti) di Barack Obama: il sesso, il college, gli amichetti

Glauco Maggi

Aveva gia’ scritto due autobiografie prima di essere eletto presidente, Barack, ma non aveva trovato lo spazio per raccontare con il giusto rilievo la storia d’amore con Sheila Miyoshi Jager. Un cenno fugace, e via, anche se era stato addirittura sul punto di sposarla due volte. La lacuna, con altre omissioni delle sue avventure sentimentali, e’ stata colmata da David Garrow, autore che aveva vinto il Pulitzer con la sua biografia di Martin Luther King e ora ha scritto “Rising Star: The Making of Barack Obama” (Stella nascente: come Obama e’ diventato quello che e’ ), in uscita nelle librerie USA il 9 maggio. Il Daily Mail (ripreso dal New York Post) ha pubblicato in anteprima qualche passaggio, che riproduco qui sotto. Non so se nelle 1078 pagine del testo ci siano anche altri dettagli, mai pubblicati finora in libri o giornali di successo, sul Barack militante di sinistra: dal mentore amico di famiglia alle Hawaii che era tesserato del PCUSA, a lui studente alla Columbia anti- reaganiano e filo- URSS, la Russia sovietica. Se non ci sono fa niente: ormai e’ un ex presidente e sarebbe stato piu’ interessante sapere del suo passato “rosso”, alla Sanders, nel 2008. Quello che c’e’ nella nuova biografia, dalle poche anticipazioni, e’ divertente e impertinente abbastanza: i giorni degli amori giovanili, del sesso, della droga… e del magistrale cinismo personale che l’hanno portato a conquistare l’America.   *Genevieve Cook. Era un talento a fare l’amore, secondo la giovane, australiana di nascita, che ci e’ andata a letto al primo incontro e gli ha dedicato poesie di ringraziamento: “Barack, questa e’ per te. Per tutte le sxxxate che facciamo”. Racconta Genevieve nel suo diario, riportato nel libro: “Andammo nella sua cameretta… parlammo.. e ci ho passato la notte. C’era un senso di inevitabilita’”. Era il 1983, Obama, 22 anni, s’era appena laureato e aveva conosciuto la Cook, 25 anni, figlia di un diplomatico australiano. “Tutto questo sxxxare era molto piu’ che puro piacere fisico… fare l’amore con Barack, cosi’ caldo e fluido e morbido ma profondo – rilassante e affettuosamente amorevole – apriva ancora di piu’”. E ancora: “La cosa che ci ha fatto connettere era che entrambi venivamo da mondi lontani ed estranei, che veramente eravamo outsiders. Sessualmente lui non era molto fantasioso, ma era confortevole. Non era affatto del tipo ‘non posso fare questo… e’ invasivo’, oppure ‘sono timido’. Era un tipo piuttosto semplice”.  Durante la loro relazione, i due si facevano di cocaina, si legge nel libro, anche se lui non era tanto preso dal vizio. “Per ogni cinque strisce che qualcun altro faceva, lui ne faceva la meta’”. *Sheila Miyoshi Jager. Con questa donna, di discendenza mista giapponese-olandese, oggi professoressa all’Oberlin College, la storia e’ stata molto piu’ seria e impegnativa. Obama ha pensato due volte di sposarla, e ha continuato a frequentarla di nascosto anche dopo essersi messo con Michelle. Alla sua prima richiesta di matrimonio, quando lui aveva 25 anni e lei 23, fu la madre di Sheila a opporsi, perche’ erano troppo giovani. Il secondo fallimento del piano per le nozze fu molto piu’ tormentato. Barack stava entrando ad Harvard e cominciava a elaborare il suo futuro esistenziale con concretezza, diviso tra il sentimento e il calcolo. Si era convinto che era un vantaggio avere una moglie di colore e, scrive Garrow, “si sentiva intrappolato tra la donna che amava e il destino che sapeva destinato a lui” . Obama e Jager continuarono a vedersi anche dopo che lui aveva avviato il rapporto con Michelle Robinson, la donna funzionale alle sue aspirazioni di carriera politica. “Mi sono sempre sentita in colpa”, ha detto la Jager della loro frequentazione intima proseguita per qualche tempo dopo che la storia d’amore tra Barack e Michelle era sbocciata. Obama aveva capito “che doveva pienamente identificarsi come afro-americano” per fare l’organizzatore di quartiere. Il ragionamento di Barack, che a Honolulu da bambino si chiamava Barry, era chiarissimo, anche secondo il Washington Post: per i politici neri di Chicago una sposa non afro-americana poteva essere un ostacolo, e farsi vedere in giro con una donna bianca non avrebbe avuto senso. Glauco Maggi twitter @glaucomaggi