Voto decisivo
Donald Trump, bastone e carota col GOPCosì farà passare la sua riforma sanitaria
Trump fa il presidente sulle cose serie, e getta i Democratici nello sconforto. Da come i giornali del mainstream (Washington Post e New York Times), le Tv allineate (CNN, NBC, ABC, MSNBC), i siti pro DEM (Politico.com, The Hill), e la stampa italiana che fa l’eco, avevano presentato nelle settimane scorso il dibattito di preparazione per il voto sulla cancellazione e il rimpiazzo di ObamaCare, con l’acuto dal Rapporto del Congressional Budget Office sulle conseguenze della nuova riforma in termini di riduzione del numero degli assicurati, il tentativo di far passare la nuova legislazione sembrava disperato, anzi morto e defunto. Sarebbe stato il primo smacco clamoroso, non solo della Casa Bianca di Trump, ma anche della doppia maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato. Qual e’ la situazione, invece, due giorni prima del voto di giovedi’ 23 in aula sulla legge preparata da Paul Ryan, lo speaker della Camera, d’accordo con Trump, con il suo vice Mike Pence, e con il ministro della salute Price? Che la vittoria legislativa del GOP sembra alla portata, perche’ il presidente e’ sceso in campo. Sui numeri cresce l’ottimismo dei vertici repubblicani, dopo che Trump ha lavorato dietro le quinte per settimane, incontrando i deputati repubblicani riottosi del caucus conservatore. Ha invitato persino il loro leader, il deputato della Nord Carolina Mark Meadows, a Mar A Lago nel fine settimana, per convincere la corrente ultraconservatrice a dare il voto al piano del GOP. E Meadows ha assicurato che il suo Freedom Caucus lascera’ ai membri la liberta’ di votare si’, che e’ un buon passo avanti. Trump ha anche fatto comizi al sud, davanti alle masse che stravedono per lui, per parlare pero’ al senatore Rand Paul, forse il piu’ critico sul testo di Ryan, pressandolo a dare il suo voto. Il presidente ha messo la sua faccia sulla riforma, e ha anche detto di aspettarsi aggiustamenti, modifiche e compromessi. L’importante e’ che la TrumpCare passi, ha fatto capire, in “qualche forma”. Piu’ flessibile di cosi’ non si puo’. Messo alla prova per la prima volta sul terreno concreto delle battaglie di Palazzo, dove si vince o si perde sul filo anche di un solo voto di maggioranza, ha mostrato che la sua arma piu’ forte e’ la trattativa, non l’ideologia. Ma ha pure sfoderato due minacce ai repubblicani. Una politica: “Se non passate prima la riforma della salute”, ha detto agli indecisi e ai critici, “non avremo la possibilita’ di varare i tagli fiscali per le imprese e i cittadini, che sono le misure indispensabili per la crescita a cui tenete tanto”. E una personale, ancora piu’ efficace: “Siete stati eletti per abolire e rimpiazzare Obamacare, e se non sarete in grado di votare una riforma perderete il posto nel 2018, alle elezioni di medio termine”. Niente male Trump, per essere un neofita della politica. Ecco perche’ i DEM sono sotto stress. Le profezie sulla incapacita’ a governare del presidente avevano sostituito l’illusione dell’impeachment e la passione resistenziale nel bloccare le nomine per il suo gabinetto. Ma se il GOP incassa la vittoria della riforma sanitaria, e Trump ottiene la sempre piu’ che probabile conferma del giudice conservatore Neil Gorsuch alla Corte Suprema, ai liberal resta solo lo sfruculio sul fantomatico ruolo di Putin nelle elezioni USA e sul ”giallo di Mosca”, in cui sono costretti alle capriole, in barba alla logica. Da una parte tutti sanno, lo scriveva il NYT e lo ha ripetuto il coro mediatico prima e dopo l’8 novembre, che i servizi segreti hanno indagato Trump e il suo staff : senza uno straccio di risultati, come avevano affermato il capo dell’Intelligence James Clapper, e il direttore della CIA Michael Morell (entrambi di nomina obamiana) , ma la sinistra continua a nutrire la speranza di trovare una qualche roulette russa. Dall’altra parte ci sono i tweet di Trump, in cui afferma di essere stato sotto indagine dei servizi segreti per mesi e accusa Obama e il suo apparato della regia. Per chi e’ in buona fede la sostanza e’ la stessa di cui sopra, soltanto piu’ colorita in stile Trump. Ma siccome non sta bene che il presidente accusi il governo Obama e i suoi servizi di averlo indagato per mesi (magari anche illegalmente), allora le spiate degli 007 filo DEM, da “dimostrazione” della colpevolezza di Trump che erano quando le riportavano il NYT e compagnia, si trasformano in calunnie senza prove perche’ le dice The Donald. Ma non chiedete ai liberal la virtu’ della banale coerenza, pensano gia’ tanto alla correttezza politica. di Glauco Maggi