Tra 8 mesi la Grande Mela vota
A New York ci sono già i manifesti in strada"Hillary sindaca". Ma lei pensa già al 2020...
Persa la finale nazionale, Hillary potra’ cercare la consolazione nel torneo regionale piu’ importante d’America. Sfumata la Casa Bianca, puo’ infatti sedersi sulla sedia di City Hall, a Manhattan, a suo piacere. Sta a lei decidere per il “piccolo passo”, visto che nella Grande Mela sono gia’ apparsi nelle metropolitane e sui muri i primi manifesti (“Hillary For Mayor”) per la sua elezione, affissi da una misteriosa “campagna ombra” di supporters. Ma, soprattutto, ora che un sondaggio della Quinniapac University ha tastato il polso ai newyorkesi e l’esito e’ stato estremamente favorevole per le sue prospettive. “Se Hillary, da indipendente, corre contro l’attuale sindaco Bill de Blasio, Democratico, lo batte per 49 a 30”, si legge nel comunicato della Quinnipiac. Il sindaco ha un livello di popolarita’ positiva sotto il 50%, calato dal 47% di novembre al 45% attuale, e alla domanda se merita la rielezione il prossimo novembre il 49% egli elettori ha risposto di no, con il solo 42% che ha detto si’. In tre anni, il sindaco rosso ha perso tutto il fascino che lo aveva fatto vincere con una percentuale di oltre il 70% dei voti, sia pure con 750mila elettori su 8,5 milioni di abitanti. In questi giorni de Blasio, oltretutto, e’ al centro di una inchiesta del procuratore federale di distretto Preet Bahrara che deve decidere se negli intrallazzi del sindaco con finanziatori politici e avvocati lobbysti ci siano gli estremi per l’incriminazione per corruzione. Se cosi’ fosse, ovviamente, la posizione gia’ traballante diventerebbe disperata, e uscirebbero allo scoperto, ringalluzziti, quei DEM che gia’ il gossip locale indica come probabili suoi sfidanti alle primarie di partito. Sono tanti, da Scott M. Stringer, il City Comptroller a Letitia James, City Public Advocate, dal consigliere comunale di Brooklyn Hakeem Jeffries alla ex speaker del Consiglio comunale, la lesbica Christine Quinn, che perse contro De Blasio nel 2013. Tra i repubblicani il piu’ in vista e’ l’imprenditore immobiliare Paul Massey, assai poco conosciuto ma con le risorse finanziarie per sostenere una campagna (di minime speranze) negli otto mesi che mancano alle urne. Naturalmente, tutti i candidati in embrione appena citati verrebbero sbaragliati dalla Clinton, se decidesse di correre. “In un testa a testa Clinton – de Blasio, Hillary umilierebbe il sindaco per 61% a 29% tra i Democratici, e per 45% a 31% tra gli Indipendenti. Tra i repubblicani, che proprio non possono sopportare la Clinton neppure in versione municipale, il 28% preferirebbe de Blasio contro il 18% pro Clinton. Nei cinque boroughs della citta’, la donna batte l’uomo in tutti eccetto che a Staten Island, dove il 28% andrebbe per Bill e il 22% per Hillary: quindi il 50% della gente, nel piu’ repubblicano dei boroughs, non voterebbe ne’ per lei ne’ per lui. “Decisamente i newyorkesi non sono innamorati del sindaco ma sembra che lo preferiscano a tutte le alternative finora emerse, eccettuata Hillary, che difficilmente si materializzera’ sulle schede”, ha commentato Tim Malloy, assistente direttore del sondaggio Quinnipiac. Se la Clinton non correra’ come sindaco e’ perche’ ha davvero gia’ deciso di sfidare Trump nel 2020. Certo, la tentazione di incassare subito una vittoria certa, e di alta visibilita’ come fare il sindaco di New York, potrebbe anche convincerla. Tra le altre motivazioni, quella non dichiarata sarebbe la vendetta: fare un feroce dispetto a Bill de Blasio, che non la aveva appoggiata subito nelle primarie DEM perche’ il rosso sindaco faceva, in realta’, il tifo per Bernie Sanders. Regolare i conti con un alleato infido bastera’ a farla rinunciare alla rivincita a Donald? di Glauco Maggi