Presidente eletto
Amico dei lavoratori, di Obama e di GoreCosì Trump sta sgretolandole certezze dem
E’ la naturalezza con cui Trump smonta le “certezze” che i Democratici avevano cucito addosso ai Repubblicani, anno dopo anno, che sconcerta i liberal. Vedono crollare via via il castello di slogan su cui avevano vissuto di rendita, anche aiutati dal rigore, a volte deformato in rigidita’, del Grand Old Party. Oggi il nuovo leader, con i tweet ma soprattutto con gli atti concreti della sua gestione flessibile sta spiazzando tutti, conservatori ortodossi compresi, reinventando il partito e bagnando le polveri delle tradizionali critiche liberal al GOP. 1) Il GOP partito ostruzionista in Congresso e ultra-partisan? Ed ecco il Trump che dice di sentirsi regolarmente con Obama per scambiare idee e persino sollecitare giudizi sulle scelte dei ministri. E che nel primo mese dalla vittoria ha gia’ ricevuto nella sua Tower dorata tre noti politici DEM in attivita’, per valutarne il possibile ingresso nella squadra di governo (la deputata Tulsi Gabbard delle Hawaii, la senatrice Heidi Heitkamp del Nord Dakota e la nota riformatrice delle scuole di Washington DC, Michelle Rhee). Aveva fatto scalpore il tono amichevolmente reciproco della visita alla Casa Bianca, con i complimenti del presidente uscente al presidente entrante e viceversa, ma poteva anche essere solo il rispetto del protocollo. La rivelazione di Trump alla NBC tv sul contenuto “caldo” delle telefonate tra i due che si sono succedute da allora, invece, ha assunto un valore politico reale. “Gli ho chiesto che cosa pensava di questo e di quel candidato ai posti della mia amminisitrazione”, ha riferito Trump, “e devo dire che prendo le sue raccomandazioni molto sul serio. In un caso ho nominato una persona di cui Obama mi aveva detto d’avere un’alta considerazione”. In Italia sarebbe “inciucio”, ma a New York e’ “100% Trump”. Un personaggio post-politico, capace di invitare a cena l’ex nemico “Never Trump” Mitt Romney e di esaminarlo quale possibile Segretario di Stato, e poi di far sapere che si e’ invaghito di Barack. Quello stesso Barack che, fino a qualche mese fa, Trump dubitava fosse nato negli USA. Di lui, oggi dice “sto conoscendo il presidente Obama e veramente mi piace tanto. Noi due abbiamo – almeno, lo dico per me stesso perche’ non posso certo parlare per lui – una forte sintonia tra noi. Ovviamente divergiamo su certe politiche, ma come persona mi piace.” Cosi’, anche gli attacchi al razzismo personale di Trump contro il primo presidente nero, per i quali Hillary e i DEM avevano speso milioni in spot, sono ormai un’arma spuntatissima. 2) Il GOP che nega il global warming? Ed ecco il Premio Nobel del Global Warming in persona, Al Gore, che varca il portone della Trump Tower per incontrare prima la figlia Ivanka, di cui si bisbiglia potra’ fare la “zar del clima” della Casa Bianca, e poi direttamente il presidente eletto, in un atto di disgelo politico raccontato dallo stesso ex vicepresidente di Bill Clinton. “Ho avuto una lunga e molto produttiva riunione con il presidente- eletto”, ha detto Al Gore, che aveva fatto comizi pro Hillary, dopo la visita alla Trump Tower di un’ora e mezza. “Prima ho incontrato Ivanka (che lo aveva invitato NDR), ma il grosso del tempo e’ stato con Donald Trump. L’ho trovata una conversazione estremamente interessante, che continuera’”. In passato Trump aveva definito il “cambiamento del clima” una “truffa”, ma con questo meeting ha mostrato che lui e’ anche capace di “cambiare il clima” politico spostandosi su posizioni piu’ possibiliste. L’anticipo l’aveva dato incontrando i giornalisti del New York Times, ai quali aveva detto di “avere una mente aperta” sulla questione e di riconoscere l’esistenza di una qualche connessione tra attivita’ umana e cambi climatici, pur mantenendo un approccio fondamentalmente scettico e sostenendo che la scienza non ha definitivamente accertato la natura di questa connessione. Sul piano pratico, poi, Trump ha nominato capo della EPA (agenzia per la protezione dell’ambiente) l’Attorney General dell’Oklahoma Scott Pruitt, noto per le sue critiche alle politiche della stessa EPA obamiana estremamente restrittive dell’attivita’ delle imprese. Immaginiamoci dunque un presidente Trump impegnato nel mettere d’accordo le esigenze dell’economia, della produzione di energia e dell’occupazione con le problematiche strategiche del pianeta che stanno a cuore ai liberal. Il risultato, gia’ raggiunto, e’ che ha dato un poderoso colpo allo stereotipo del “GOP negazionista” tanto caro ai liberal. 3) Il GOP partito di Wall Street e delle corporation? In tutta la sua campagna Trump ha sventolato la bandiera dei lavoratori, anzi proprio degli operai delle fabbriche del MidWest che lo hanno premiato con la conquista di Stati un tempo roccaforti delle union filo-democratiche: Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Indiana, West Virginia. Era stato facile per Obama distruggere Mitt Romney, il finanziere che era diventato miliardario ristrutturando imprese e, seguendo la legge legittima del capitalismo, licenziando e assumendo in base ai bilanci delle imprese. Romney, conservatore ortodosso, era poi franato di suo con l’infelice frase “il 47% degli americani e’ legato al welfare statale ed e’ inutile cercare di portarli dalla nostra parte”. Trump ha capovolto la visione, e si e’ rivolto agli operai e ai disoccupati promettendo posti di lavoro nuovi, ma anche difendendo i posti che avevano. Come primo atto, ha convinto (a suon di sussidi e altri marchingegi da businessman, ma l’importante e’ il risultato) la ditta Carrier a non traslocare in Messico. E ora sta lavorando ai fianchi la Ford. E’ miliardario anche piu’ di Romney, Trump, ma ha conquistato il cuore della classe operaia. All’opposto, e’ la democratica Hillary ad essere stata bollata da “filo-banchiera”, lontanissima dalla gente comune. Trump tagliera’ le tasse sui profitti delle imprese, ed e’ arrivato al traguardo vincente senza mostrare la propria dichiarazione dei redditi. Ma ha gia’ fatto la “rivoluzione” di trasformare il GOP da partito dei padroni in partito amico dei lavoratori. di Glauco Maggi