Dimenticati i crimini
Un necrologio peloso, ignobile, sinistroCosì Obama ha ricordato il dittatore Castro
E cosi’ Obama ha pensato, ancora una volta, di essere il piu’ furbo di lingua. Da presidente americano, mentre migliaia di suoi concittadini americani esultavano per le strade di Miami nella condanna del dittatore sanguinario che li ha costretti all’esilio, ha elaborato un necrologio studiosamente concepito, peloso, ignobile. Sinistro. Non c’e’ nessun cenno di condanna dei crimini di Fidel, e se non c’e’ condanna c’e’ assoluzione. E, nella storia, l’assoluzione e’ un encomio di fatto. Quindi, Barack passera’ alla storia per aver riaperto l’ambasciata USA a Cuba, e questo poteva anche essere un atto accettabile di “realpolitik”: del resto, gli americani hanno da decenni relazioni diplomatiche e commerciali con la Cina rossa di Mao. Ma il leader USA uscente sara’ ricordato anche per questa dichiarazione ufficiale della Casa Bianca in cui piange un brutale tiranno al potere assoluto per mezzo secolo in termini pilatescamente inaccettabili: “Sappiamo che questo momento riempie i cubani – a Cuba e negli Stati Uniti - di emozioni forti, ricordando gli innumerevoli modi in cui Fidel Castro ha alterato il corso delle vite individuali, delle famiglie e della nazione cubana. La storia ricordera’ e giudichera’ l’enorme impatto di questa singolare figura sul suo popolo e sul mondo ” . La vergogna ovvia di questa frase e’ che vale perfettamente anche se sostituite Fidel Castro con il dittatore che preferite. Provate con Stalin e i russi. O con Hitler e i tedeschi. Ma ecco l’intero comunicato, in cui Obama si vanta della sua recente apertura verso Cuba cercando nel contempo di rabbonire i cubano-americani: "In questo momento della morte di Fidel Castro noi tendiamo la mano in amicizia al popolo cubano… Per circa sei decenni le relazioni tra gli USA e Cuba sono state segnate da discordia e da profondo disaccordo politico. Durante la mia presidenza noi abbiamo lavorato duro per mettere il passato dietro di noi, perseguendo un futuro in cui le relazioni tra i nostri due paesi siano definite non dalle nostre differenze ma dalle molte cose che noi condividiamo da vicini e da amici – legami di famiglia, di cultura, di commercio e di comune umanita’. Questo rapporto comprende i contributi dei cubano-americani, che hanno fatto cosi’ tanto per il nostro paese e che si preoccupano profondamente dei loro amati a Cuba”. Alcuni giornalisti americani, nell’occasione, sono stati anche piu’ espliciti nell’elogio al dittatore, a riprova che quando scrivo che sono di sinistra non me lo invento. Per Jim Avila della ABC-TV Castro “era considerato, ancora oggi, il George Washingtin del suo paese tra coloro che sono rimasti a Cuba”. Cioe’ quelli vivi. E, in linea con la storiella che piace tanto in occidente (da dove nessuno si sogna di andare all’Havana per studiare al college o per farsi curare), Andrea Mitchell della MSNBC ha incensato Fidel dicendo che “sara’ riverito” per l’educazione, i servizi sociali e l’assistenza sanitaria per tutto il suo popolo. E’ stato confortante, al contrario, vedere che il presidente-eletto Trump non ha detto sciocchezze per stupire, ma e’ stato lucido e non equivoco nella sua dichiarazione ufficiale: "Oggi, il mondo registra la morte di un brutale dittatore che ha oppresso il suo proprio popolo per quasi sei secoli. Il lascito di Fidel castro e’ quello delle squadre di esecuzione, delle ruberie, della inimmaginabile sofferenza, della poverta’ e della negazione dei fondamentali diritti umani. Mentre Cuba resta un’isola totalitaria, e’ mia speranza che oggi segni un allontamento dagli orrori durati troppo a lungo, verso un futuro in cui il meraviglioso popolo cubano finalmente viva nella liberta’ che pienamente merita. Sebbene le tragedie, le morti e il dolore causati da Fidel Castro non possono essere cancellati, la nostra amministrazione fara’ tutto quanto in suo potere per assicurare che il popolo cubano cominci finalmente il suo viaggio verso la prosperita’ e la liberta’. Mi unisco ai molti cubani americani che mi hanno sostenuto cosi’ grandemente nella mia campagna presidenziale, compresa la Associazione dei Veterani della Brigata 2506 che mi ha dato il suo endorsement, con la speranza che un giorno, presto, possano vedere una libera Cuba”. Per i cubano-americani ha parlato Marco Rubio, appena rieletto senatore del GOP in Florida: "E' morto il dittatore, non la dittatura. Una cosa e' chiara”, ha detto in chiara polemica con il comunicato di Obama, “la storia non assolverà Fidel Castro; lo ricorderà come un dittatore malvagio e sanguinario che ha inflitto al suo popolo miseria e sofferenza". di Glauco Maggi