Al voto al voto
Martedì non solo il voto, ci sono pure i referendum: Stati Uniti sempre più a sinistra
Nella giornata elettorale di martedi’ 8 in molti Stati ci saranno referendum che segnaleranno quanto il paese si stia progressivamente spostando a sinistra, tra redistribuzione forzata della ricchezza al di la’ delle regole di mercato, e permissivismo sociale nei costumi. I due temi, cavalcati a livello federale da Hillary e dai DEM, sono l’aumento della paga oraria a 12 dollari, o anche di piu’, e l’aumento dello sballo da marijuana per scopo ricreativo. Entrambe le decisioni, se approvate e se diventeranno operative, avranno effetti dannosi: la prima per i lavoratori giovani e delle fasce piu’ basse, ossia per quelli che avrebbero piu’ bisogno di avere un lavoro; la seconda per la salute dei “promessi sballati” ma anche dell’intera cittadinanza degli stati con l’erba legale. Questi non sono avvertimenti personali di natura ideologica, perche’ le due idee non sono nuove, essendo state gia’ adottate in Stati-cavia grazie a precedenti referendum o a voti di amministrazioni locali. E hanno gia’ provocato guasti. Gli elettori chiamati ai due referendum hanno quindi gia’ a disposizione i primi bilanci sulle conseguenze pratiche delle riforme e farebbero bene a leggerli e valutarli prima di votare. MARIJUANA. In 25 Stati e’ gia’ legale per usi clinici, e in 4 per divertimento. Il Colorado e lo Stato di Washington l’hanno deciso nel 2012, e l’Alaska e l’Oregon nel 2014. Quest’anno California, Arizona, Nevada, Maine e Massachusetts sono chiamati a votare per permettere la vendita di marijuana a chi ha 21 anni e oltre, con tassazioni che vanno dal 3,75% in Massachusetts al 15% negli Stati dell’Ovest. Secondo il gruppo “Smart Approaches to Marijuana”, che ha fatto una analisi sulla liberalizzazione in Colorado e a Washington, gli effetti non sono quelli promessi dai sostenitori. I minori accedono alla droga piu’ facilmente di prima: dal 2011 il consumo e’ balzato del 9,5% in Colorado e del 3,2% in Washington, mentre e’ calato del 2,2% sul piano nazionale. La scienza sugli effetti sulle menti dei giovani non ha ancora raggiunto conclusioni definitive, ma e’ emerso che la ‘nuova marijuana’, sei volte piu’ potente di quella prodotta 3 decenni fa, taglia di molti punti il quoziente di intelligenza, aumenta il rischio di attacchi schizofrenici e dara’ assuefazione a un ragazzo su sei, tasso piu’ alto dell’alcol. I datori di lavoro fanno piu’ fatica a trovare dipendenti che passano il test della droga: in Colorado dal 2012 c’e’ stato un aumento del 178% di ‘test positivi’, e la GE Johnson, per esempio, assume operai fuori dallo Stato perche’ non ne trova abbastanza di non drogati in Colorado, dove gli arresti per crimini connessi con la droga sono aumentati del 58% tra i neri e del 29% tra gli ispanici, e diminuiti dell’8% tra i bianchi. Il sostegno popolare per la liberalizzazione, anche grazie alle campagne miliardarie di George Soros che appoggia questi referendum, e’ balzato dal 32% di 10 anni fa al 57%. “Capiamo che e’ fuori moda resistere a questo imperativo culturale, e forse chi vota pensa che il diritto di sballare a piacere valga i costi sociali e la salute di altri milioni di drogati”, ironizza il Wall Street Journal fornendo i dati. Ma la conclusione e’ seria: “Visto che 4 stati si sono offerti a fare da esperimento, forse gli altri stati farebbero bene ad aspettare per vedere se questi primi trend negativi gia’ apparsi si confermeranno”. AUMENTO PAGA ORARIA MINIMA. In Maine, Arizona, Colorado e Washington State gli elettori decideranno se dovranno essere innalzati gli stipendi a un minimo di 12 dollari all’ora. Oggi, la paga oraria federale minima e’ di 7,25 dollari, e nel 2014 una legge che voleva portarla a 10,10 dollari non fu approvata neppure dal Senato che era a maggioranza DEM. L’ufficio del Congresso per il Budget, bipartisan, aveva stimato che il costo della legge sarebbe costato mezzo milione di posti di lavoro. Ora le Union tornano alla carica con le iniziative dei referendum statali, al fine di imporre un minimo di 12 dollari all’ora, e anche di far affluire piu’ gente possibile al voto. Ovviamente, chiamare la gente oggi al minimo di paga a votare per avere un aumento (e insieme dare il voto alla Hillary) e’ la manifestazione piu’ pura di demagogia populista di sinistra, perche’ la tesi e’ di dare benefici economici con i soldi degli altri (degli imprenditori, o dello Stato, ossia dei contribuenti che pagano le tasse). Il problema, in questo illuminato disegno, e’ che i risultati sono disastrosi proprio per quella categoria che piu’ avrebbe bisogno di avere un lavoro, e che invece lo perdera’ se il datore di lavoro automatizza i processi industriali ed elimina i posti non specializzati, oppure taglia gli organici semplicemente, oppure rinuncia a espandere il suo business. Anche qui, non e’ questione di ideologia, e tantomeno di difendere i “milionari e i miliardari”. Parlano i fatti, e i protagonisti. A Seattle, dove il municipio sta portando a 15 dollari la paga oraria, si sono gia’ segnalate diverse chiusure di ristoranti. Steve DiMillo, titolare di ristorante a Portland, Maine, fondato dal padre 40 anni fa, ha detto: “C’e’ un limite a quanto la gente e’ disposta a pagare per una scodella di minestra e una birra”. Ossia, se un ristoratore deve caricare maggiori costi alla clientela per gli aumenti ai lavapiatti, la prospettiva e’ il calo di entrate fino alla chiusura del locale, con l’addio ai posti che ci sono oggi. DiMillo ha calcolato che l’aumento del 220% per i camerieri che gia’ prendono anche le mance (circa 35 dollari all’ora) comportera’ un incremento di spese per 600mila dollari, insostenibile. In Arizona il presidente di una Associazione per la assistenza a domicilio, In-Home Care Association, Mark Young, ha avvertito che un aumento di costi per chi oggi fornisce l’assistenza metterebbe fuori mercato i servizi per i disabili e gli anziani. E a Tacoma, Washington State, Kelly Chambers, la proprietaria di Visiting Angels, altra societa’ di assistenza, ha fatto un sondaggio tra i propri clienti e ha scoperto che circa il 90% di loro cancellerebbe o ridurrebbe la richiesta di servizi se il loro costo aumentasse per coprire l’aumento degli stipendi. di Glauco Maggi