Il caso

Trump, il New York Times lo attacca sull'(inesistente) evasione fiscale. E nasconde le pecche della Clinton

Glauco Maggi

Clinton aveva davvero paura di perdere contro Sanders, quando le primarie iniziali cominciavano a mostrare che gli studenti dei college si entusiasmavano nei rally del vecchio senatore socialista, e snobbavano i suoi. Tanta paura aveva, Hillary, da usare la sua solita tecnica di denigrare e offendere i sostenitori del pericoloso avversario. In febbraio, durante un incontro in Virginia con i suoi donatori - e queste sono le occasioni in cui si parla a cuore aperto - la Clinton descrisse i giovani pro Sanders tutti mammoni che “vivono ancora negli scantinati dei loro genitori”. Nell’elettorato, per Hillary, "c’e’  da una parte quel tipo di approccio populista, nazionalista, xenofobo, discriminatorio di cui sentiamo tanti esempi dai candidati repubblicani, e dall’altra parte c’e’ un profondo desiderio di credere che si possa avere l’universita’ gratis, l’assistenza sanitaria gratis. Si crede che quello che abbiamo fatto finora non e’ abbastanza e che si deve andare ancora oltre. Fare come la Scandinavia, qualunque cosa significhi, e meta’ della gente non sa che cosa vuol dire, eppure e’ qualcosa  che sentono profondamente”. Viziati e ignoranti, insomma. Hillary aveva quindi gia’ in serbo l’attacco ai sostenitori di Trump dopo la sua nomination, ripetuto qualche settimana fa in un evento pubblico quando disse:  “Meta’ dei fans di Trump sono gente deplorevole, xenofobi, razzisti, omofobi, anti-islamici”. In febbraio, pero’, il suo problema piu’ urgente erano i giovani del campo Democratico, che non la amavano e inneggiavano a Sanders. Ecco cosa disse di loro: “Alcuni sono completamente nuovi alla politica. Sono i figli della Grande Recessione, e stanno vivendo nello scantinato dei loro genitori. Sentono che loro hanno avuto la loro educazione e che i posti a disposizione per loro non sono quello che si immaginavano. Non vedono un grande futuro.” Da qui la stoccata diretta: “ Se tu stai sentendo che sei destinato ad essere un cameriere da bar, oppure fare qualche lavoro che non paga molto,  che non ha in se’ molte chance di crescita, allora l’idea che forse tu possa far parte di una rivoluzione politica e’ piuttosto attraente”. Arrivisti mancati? Piccolo-borghesi illusi dalla rivoluzione rossa? Hillary li prendeva in giro presentandosi,  in quell’evento di raccolta fondi che doveva restare privato, da “centrista”. Ma il discorso e’ arrivato ai giornali ora, un momentaccio per lei che ha bisogno vitale del voto dei giovani “baristi” idealisti. Anche Trump dice, anzi twitta a getto continuo, cose stupide, l’ultima delle quali e’ l’insistenza con cui ha chiamato cicciona una ex miss Universo, che dopo aver vinto il suo (di Trump) concorso, aveva messo su effettivamente decine di chili di troppo. Il che, per la reputazione sua di Miss (e di Trump come organizzatore) era peraltro un grave e reale problema professionale. La Clinton e’ una denigratrice seriale di milioni di persone, praticamente tutti quelli che non la vogliono votare. I giovani pro Sanders sono frustrati cocchi di mamma che sognano la rivoluzione, e la meta’ di tutto l’elettorato repubblicano e’ “gente deplorevole”, disprezzabile, razzista eccetera. Gli americani dovranno scegliere, oltre che tra i programmi, anche  tra le due diverse retoriche dei candidati. Ma il repubblicano ha l’ovvio handicap di una stampa mainstream che glissa sulle cose politicamente oscene dette da Hillary, e moltiplica e amplifica le gaffe (idiote, evitabili, gratuitamente autodistruttive) di Donald. Per non parlare, oltre di cio’ che dicono, anche di che cosa fanno i due sul piano della sempre delicata sfida alla legalita’ e alla moralita’. La Clinton ha commesso azioni potenzialmente criminali, quando era Segretaria di Stato,  con il suo server, le emai cancellate, le manipolazioni del procedimento di inchiesta da parte dell’FBI e del Ministero della Giustizia, che tifano per lei e la proteggono. Trump e’ assediato dall’IRS che lo ha nel mirino da sempre per la sua attivita’ di uomo d’affari, e non ha trovato evidentemente nulla di illegale nelle sue dichiarazioni dei redditi, altrimenti l’avrebbe gia’ crocifisso. A meno che l’IRS non stia tenendo in serbo qualche “bomba fiscale” per riservargli la stoccata finale in ottobre. L’IRS, ricordiamo, e’ quella stessa agenzia delle tasse che ha egregiamente discriminato e vessato i Tea Party, per anni, prima del voto del 2012 e del 2014, per favorire i DEM. Cosi’ il New York Times ha dovuto accontentarsi di pubblicare la notizia, avuta illegalmente da qualcuno del clan di Trump, secondo cui nel 1995 l’immobiliarista uso’ gli oltre 900 milioni di perdite delle sue aziende e casino’ per abbattere i profitti realizzati per altra via, spalmando legittimamente i risparmi fiscali per quasi due decenni. Una normale pratica di ogni businessman che sfrutta le leggi tributarie per pagare meno tasse possibili. Ma se sei un Warren Buffett filo DEM sei un mago della finanza. Se sei Romney o Trump sei un evasore fiscale non eleggibile. di Glauco Maggi