Prime mosse
Il nuovo staff di Trump? Promette bene
Promettono bene le prime due idee dei nuovi dirigenti della campagna di Trump, Stephen Bannon e Kellyanne Conway, subentrati a Paul Manafort che si e’ formalmente dimesso stamane. La prima e’ il discorso che il “nuovo” Donald ha tenuto a Charlotte, in Nord Carolina, giovedi’ sera. Ci tornero’ piu’ avanti. La seconda e’ la improvvisa trasferta odierna di Trump e del suo vice Mike Pence in Louisiana, stremata per le inondazioni che hanno fatto per ora 13 vittime e sconvolto la vita della popolazione in vaste aree: 40mila case sono distrutte o danneggiate, e 86mila persone hanno chiesto sussidi alla protezione civile. La tempesta di questi giorni in Louisiana e’ la peggiore dopo Sandy nel 2012: allora mancavano pochi giorni al voto e Obama, in corsa per la rielezione, volo’ subito in New Jersey per promettere fondi federali. Ora i due repubblicani, con la loro presenza sul teatro delle devastazioni, hanno voluto far sentire la loro solidarieta’ mostrando di avere a cuore le sorti degli americani in difficolta’, di essere vicini a loro. Trump ha persino cancellato un evento sul terrorismo che era previsto a New York per volare nelle zone colpite, dove i danni ammontano gia’ a 30 milioni di dollari, secondo la Croce Rossa. La sortita di Trump-Pence ha creato uno stridente, e voluto, contrasto con il comportamento del presidente Obama, che stavolta non ha interrotto la sua vacanza a Martha Vineyard, la Portofino liberal del Massachusetts, per stare vicino agli sfollati della Louisiana come aveva fatto per Sandy. Ci andra' con comodo la settimana ventura, a vacanze finite. E neppure Hillary, in piena campagna elettorale con l’occhio sugli stati elettoralmente cruciali per lei, si e’ fatta vedere. La Louisiana e’ notoriamente tra gli stati del Sud “sicuri” per il GOP, quindi la mossa di Trump non punta a conquistare voti in questo Stato, ma a elevare il proprio profilo presidenziale nazionale. Obiettivo raggiunto. Ma torniamo al Donald “rinnovato” della sera precedente, giovedi’. Il comizio di Charlotte ha segnato la prima apparizione del "Trump tenero", quello che chiede scusa per le sue sparate della campagna, se "possono aver inflitto pena personale a qualcuno". “Qualche volta, nel fuoco del dibattito e parlando su una moltitudine di problemi”, ha detto il milionario sfoderando un inedito tono umile, “uno non sceglie le parole giuste o dice la cosa sbagliata. Io l’ho fatto e mi pento, particolarmente nei casi in cui posso aver inflitto pene personali. Ci sono troppi problemi in gioco, ora, per farsi consumare da queste questioni”. E’ sicuramente tardi per fare la pace con Bush, Kasich, Fiorina e Cruz e avere il loro endorsement, ma un politico che ammette gli errori e mostra umilta’ puo’ guadagnare qualche punto tra i votanti indecisi, specialmente tra quelli che magari condividono le sue idee e soluzioni, ma hanno serie riserve sul suo carattere. Nel discorso, preparato dai nuovi vertici della sua campagna e letto sul teleprompter, Trump si e’ presentato per la prima volta come un normale candidato con la ricetta giusta per gli americani in difficolta’ : “Posso promettervi questo”, ha detto, “che io vi diro’ sempre la verita’: per conto dei lavoratori delle fabbriche che hanno perso il posto, per i veterani ai quali e’ negata l’assistenza medica di cui hanno bisogno. La nostra campagna vuole rappresentare la maggioranza degli americani, quelli che leggono i giornali o ascoltano la TV e non sentono nessuno che parli per loro. Questi sono gli uomini e le donne dimenticati della nostra societa, e tutto cio’ che vedono e’ gente dell’establishment, insiders che combattono per altri insiders”. Un altro fronte aperto da Trump e’ quello degli afro-americani, che nei sondaggi sono (quasi) tutti per la Clinton. Si e’ direttamente rivolto a loro, usando un argomento concreto, da uomo pratico e non da ideologo. Ha ricordato che i Democratici non hanno fatto nulla per migliorare la condizione dei neri, malgrado questi ultimi li abbiano sempre votati in massa credendo alle loro promesse. “Guardate a come vanno male le cose per voi dopo decenni di leadership democratica. Guardate alle scuole (allusione ai ghetti in cui gli istituti pubblici in mano ai sindacati filo-DEM hanno un livello dell’educazione indecente NDR). Guardate al 58% dei giovani afro-americani che non lavorano. E’ tempo di cambiare. Che cosa avete da perdere tentando qualche cosa di nuovo?”, ha detto sfidando i neri ad essere pragmatici e a “provare” Trump. Abbiamo perso, dunque, l’improvvisatore guascone, indisciplinato, offensivo e aggressivo? E’ nato un politico misurato, pensante, che vuole mostrare di essere capace di fare il presidente? Ma quanto e' convincente la metamorfosi? E se lo sforzo e’ reale, per quanto tempo sapra' mantenere, Trump, questo suo nuovo personale profilo? Ci sono tante domande e solo 80 giorni, per lui, per recuperare nei sondaggi. Ma sara’ dura far accettare il "nuovo Trump", dopo che il "vecchio" ha agito come ha agito per 15 mesi. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi