Il caso
La strage di Orlando, chi era il killer e il timore liberal di chiamarlo "terrorista islamico"
Omar Mir Seddique Mateen, 29 anni, cittadino americano essendo nato negli USA da genitori afghani emigrati, sposato, e’ l’autore della strage piu’ grave sul suolo americano dopo quella dell’11 settembre, e piu’ sanguinosa di tutti gli eccidi di massa nelle scuole. Il killer solitario, secondo la polizia “ben preparato e organizzato”, ha ammazzato 50 persone (e ferito altre 53) nella notte tra sabato e domenica in un club per omosessuali a Orlando, Florida. Verso l’alba, dopo aver tenuto per ore nel terrore le sue vittime nel locale “Pulse”, e’ stato ucciso dalla polizia. Suo padre, parlando alla MSNBC tv, ha detto che la sparatoria non e’ stata motivata dalla sua religione (islamica, ovviamente), ma dal fatto che il figlio si era molto arrabbiato, mesi fa, dopo aver visto due uomini baciarsi per strada a Miami. E’ una “giustificazione” che fa piu’ orrore del sangue innocente versato, se possibile, perche’ e’ la conferma di quanto assassina sia l’ideologia islamica: in Iran e negli altri paesi rigidamente musulmani l’intolleranza contro i gay arriva alle lapidazioni pubbliche, e quando questo messaggio di assoluta intolleranza ‘emigra’ tra i radicali come Omar, ecco che cosa produce. Secondo fonti ufficiali l’Fbi stava tenendo sotto osservazione da tempo il giovane, che viveva a Port St.Lucie, 190 km da Orlando. Armato fino ai denti, il terrorista ha caricato sabato la sua auto e si e’ recato a Orlando, con bene in testa il suo bersaglio, il ritrovo gay piu’ famoso e frequentato. Questa tragedia ha dunque un connotato che la rende un caso a se’, la “punizione” contro gli omosessuali. Aspettiamoci quindi la solita reazione dei liberal, ma con un’aggiunta. Obama non chiama Mateen “terrorista islamico”, anche se palesemente lo e’: persino il senatore democratico della Florida, che ha parlato con lo staff dell’intelligence governativa a Washington, ha detto in tv che “questo attacco ha qualche connessione con l’ISIS”. E la campagna contro la diffusione di troppe armi tra i cittadini? Ma il giovane lavorava come guardia di sicurezza e aveva un permesso professionale di girare armato in tutto lo Stato. In piu’, stavolta, c’e’ l’odio per i gay. Ma se i liberal pensano di attaccare i cristiani piu’ ortodossi, che si oppongono alle nozze gay come papa Francesco, quali “mandanti morali” dell’attacco al locale, lo possono fare solo ricorrendo a uno svergognato disprezzo per i fatti. I manifestanti violenti pro DEM di qualche settimana fa contro i comizi di Trump in California hanno gia’ detto ai giornalisti che li intervistavano di essere scesi in piazza perche’ Donald “e’ un bigotto che odia gli omosessuali”. Ma questa e’ una totale falsita’ frutto di chi e’ in malafede, o di chi e’ ignorante su chi sia Trump. Ai primi e’ inutile parlare, ma ai secondi puo’ interessare la verita’. In un articolo del 23 aprile avevo gia’ scritto cio’ che si sa della simpatia, non della semplice tolleranza, che Donald ha sempre dimostrato verso gli omosessuali. Qui ripubblichiamo gli stralci dedicati all’argomento “Trump e i gay”: “Donald e’ piu’ aperto verso gli omosessuali di quanto non lo fosse Bill Clinton negli anni Novanta, quando da presidente firmo’ la legge “non dire e non chiedere” a proposito dei gay che volevano entrare nell’esercito e per farlo potevano nascondere la loro ‘identita’ sessuale’, mentre agli ufficiali reclutatori era imposto di non informarsi. Non lo dice lui, Trump, che non e’ omofobico. E’ la sua vita a parlare per lui e a farne il candidato repubblicano piu’ pro-omosessuali della storia. Ecco le prove. Nel libro sulla vita sociale di Palm Beach, “Madness Under the Royal Palms”, l’autore Laurence Leamer ha scritto, a fine Anni Ottanta, che Trump era accreditato come il primo proprietario di un club privato golfistico ad ospitare una coppia gay. Quando apri’ in Florida il famoso Mar-a-Lago agli omosessuali, lo fece anche per sdegno contro le discriminazioni in atto negli altri club verso gli ebrei e gli afro-americani. “E’ una delle cose migliori che ha fatto nella sua vita. Ha realmente cambiato la natura di Palm Beach”, ricorda Laurence. Rand Hoch, attivista gay che aveva fondato nel 1988 il Consiglio dei Diritti Umani della Contea di Palm Beach ha ricordato di aver portato suoi partner gay nel Club di Trump in varie occasioni. A Trump piaceva fare l’intrattenitore cortese all’arrivo degli ospiti e “ci trattava come tutte le altre coppie”, dice Hoch. Abe Wallach, executive alla Trump Organization negli Anni 90, ricorda quale fosse l’atteggiamento del suo boss: “Il suo principio era: sei in gamba a fare il lavoro per il quale ti ho assunto? Se si’, niente altro contava”. Wallach e il suo partner gay volavano con Donald nel suo jet privato nei fine settimana ad Atlantic City o in Florida. “Lo trovavo sempre molto amichevole anche verso il mio compagno”, dice ancora oggi di quelle giornate nei suoi casino’. La Fondazione di Trump e’ sempre stata generosa verso cause care ai gay, dando contributi fin dagli Anni ‘80 all’AIDS Service Center e alla Elton Jones AIDS Foundation. Nel 1987, Donald diede 25mila dollari (di allora) alla Gay Men’s Health Crisis, una parte dei profitti generati dal circuito di pattinaggio Memorial Rink in Central Park che lui stesso aveva ristrutturato. Nel 1992, nel suo casino’ Taj Mahal Trump ospito’ un evento che raccolse 60mila dollari per la ricerca sull’Aids. A proposito di Elton Jones, va aggiunto che Trump non diede solo soldi per la fondazione anti AIDS, ma che e’ anche suo amico stretto. Quando il cantante inglese, nel 2005, celebro’ le nozze civili con il partner di una vita David Furnish, Donald, che li conosceva da anni, scrisse sul proprio blog queste parole di soddisfazione ed eccitazione: “Io li conosco entrambi, e vanno d’accordo meravigliosamente. E’ un matrimonio che e’ destinato a funzionare. Sono molto felice per loro. Se due persone si piacciono si piacciono”. “Sara’ il nominato presidente piu’ amico dei gay della storia”, conclude Gregory Angelo, presidente della Log Cabin Republicans, un gruppo di sostegno dei diritti dei gay affiliato al GOP. Resta da dire che tutte queste notizie sono prese da una fonte insospettabile, il New York Times, che oggi 23 aprile vi ha dedicato un articolo in prima pagina”. Glauco Maggi