Partigianerie
Se anche Google tifa per Hillary Clinton
Dopo Facebook, Google. Anche il piu’ famoso motore di ricerca su Internet e’ sotto accusa di partigianeria, ovviamente a favore di Hillary Clinton, per come indirizza gli utenti verso notizie e informazioni benevoli, o neutre, verso la candidata DEM, o eliminando i riferimenti negativi. Giovedi’ il website SourceFed ha creato un video, visto gia’ 14 milioni di volte su Facebook, in cui dimostra, con alcuni esempi di ricerche ‘autocompletate’ condotte dal sito a partire dal nome “Hillary Clinton, che “Google sta attivamente alterando le raccomandazioni per gli utenti a favore della sua campagna”. Come nel caso di Facebook, che ha smentito di avere “preferenze” nel decidere quali argomenti mettere in bella evidenza e quali censurare, anche Google ha subito respinto le insinuazioni su un suo comportamento fazioso. E per spiegare le differenze dei risultati delle ricerche rispetto ad altri motori ha sostenuto che Google “usa algoritmi diversi” da Yahoo e Bing, presi da SourceFed quali pietra di paragone. Gli esempi parlano da soli, e ognuno puo’ trarre le sue conclusioni. Inserendo “Hillary Clinton cri” Google rimanda a “Hillary Clinton crime reform” (riforma giudiziaria sulla criminalita’) , “Hillary Clinton crisis” e “Hillary Clinton crime bill 1994” (una sua proposta di legge di 26 anni fa). Nulla che porti a “crimes” (crimini), “criminal” e “criminal investigation”, malgrado da un anno la Clinton sia sotto inchiesta dell’FBI: su Yahoo e Bing, invece, sono queste le prime parole che escono. Se si scrive “Hillary Clinton ind” spuntano “Indiana”, “India” , “indipendent votes”, ma non “indictment” (incriminazione), che e’ il risultato di tutti i primi suggerimenti su Yahoo e Bing. Google si difende dicendo che il suo software elimina gli accostamenti “offensivi” al fianco dei nomi, ma SourceFed ha provato con “Donald Trump rac”, e puntualmente e’ apparso “racist”, razzista. Parlando a un convegno di giornalisti europei, Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, ha mosso la stessa accusa. Secondo l’ International Business Times, durante la conferenza “Nuova era del giornalismo: addio al Mainstream” Assange ha detto che “Google e’ direttamente impegnata nella campagna della Clinton”, e ha fatto notare che nel 2015 l’ex Ceo di Google, Eric Schmidt, aveva lanciato “The Groundwork”, una startup creata apposta per far eleggere Hillary. “Google e’ pesantemente integrata nel potere di Washington, a livello personale e di affari”, ha continuato Assange, spiegando che il motore di ricerca sta “aumentando il controllo sui canali distributivi” attraverso i quali chi vota prende le notizie sulle elezioni. Non appena Donald Trump ha saputo del video di SourceFed sulle manipolazioni di Google ha mandato un comunicato a Business Insiders di condanna di Google, ma con un prudente “se”. “Se e’ vero”, ha scritto, “e’ una sciagura che Google abbia fatto questo. Molto, molto disonesto.” Tra gli esempi del website c’e’ anche “Hillary Clinton cro..” , ma mentre per Bing “cro” porta subito a “crook”, truffatore, Google rimanda a “cross-stitch”, puntocroce, il comune metodo per cucire. “Quelli di Google dovrebbero permettere alla gente di vedere quanto lei sia veramente disonesta (‘crooked’)”, ha detto Trump. Che nei suoi discorsi, a proposito, e’ abituato a chiamare sempre l’avversaria proprio cosi’, “crooked Hillary”. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi