Altro che Sanders

Le due tegole (legali) sulla testa di Hillary Clinton

Glauco Maggi

Sanders non e’ mai stato il vero cruccio di Hillary, e oggi e’ confermato dalle notizie che arrivano dal ministero della Giustizia e dall’FBI. Da qui possono venire i missili decisivi per affondare la sua campagna, e lei e’ la prima a saperlo, perche’ sa quello cha ha combinato con il famoso server personale e con la pratica degli scambi di email top secret con un conto non protetto. Gli inquirenti lo stanno scoprendo a poco, con una indagine che dura da un anno e che dovrebbe giungere alla sua conclusione entro qualche mese. Oggi le spine per la Clinton sono due, ed entrambe dal potenziale devastante. La gola profonda - La prima notizia ferale per Hillary e’ che a Bryan Pagliano gli agenti federali hanno offerto l’immunita’ in cambio della sua collaborazione a ricostruire le origini del server personale installato nella villa di New York dei Clinton, nel quale la segretaria di Stato aveva deciso di far transitare scambi e informazioni, invece di farli passare per il sistema ufficiale di computer del governo. Pagliano e’ il tecnico informatico che ha creato il server, e ne ha fatto la gestione e manutenzione per anni. C’e’ anche l’aspetto peloso della retribuzione del suo lavoro, che i Clinton pagarono di tasca loro anche se il servizio del server era per un ministero, ma e’ secondario: per Hillary i conflitti di interesse sono pane quotidiano, e gli americani si sono abituati a tollelarli, come le scappatelle del fedifrago in capo Bill. Ma qui a puzzare sono altri “particolari”. Perche’ la Clinton ha deciso di fare il server? Come lo ha spiegato ad un tecnico di fiducia sua esterno al ministero? Quali disposizioni gli ha dato per rendere segreti i contenuti? Insomma, la motivazione che tutti sappiamo (cioe’: voler nascondere ogni messaggio per eliminare il rischio che “pistole fumanti” venissero scoperte dopo che lei se ne fosse andata dal governo per correre per la Casa Bianca) rivissuta pero’ nelle parole, sotto giuramento, che il signor Pagliano dovra’ dire al Gran Giuri’. L’FBI non ha ancora finito l’inchiesta che coinvolge almeno tre alti consiglieri intimi della Clinton, e che potrebbe-dovrebbe sfociare in una incriminazione formale sulla base della stessa legge che ha fatto multare e condannare il generale David Petraeus quando aveva esposto documenti riservati alla sua amante. Se entro maggio, come ha previsto il costituzionalista Andrew Napolitano in una intervista a Fox Channel oggi, arrivera’ la decisione della formalizzazione delle accuse a qualcuno del trio dei fedelissimi di Hillary (Cheryl Mills, Huma Abedin, Jack Sullivan), anche se non a Hillary stessa, i giudici ricorreranno ad un Gran Giuri’ per confermare la incriminazione. E in quella sede Pagliano dovra’ rispondere sotto giuramento. Non avra’ conseguenze per se’, grazie alla immunita’, ma dovra’ vuotare il sacco ed essere sincero: venisse a sua volta accusato di mentire, andrebbe di filato in galera per “spergiuro”. Le password galeotte - Ma l’Fbi e’ interessata anche ad un altro filone di inchiesta, rivelato da Fox News. Gli agenti federali stanno indagando per capire se le password di accesso ai computer della Clinton sono state condivise con i suoi aiutanti per stabilire quanto fossero “sensibili e riservate” le informazioni di intelligence fatte passare dai sistemi “classificati” del governo a quelli “insicuri” privati. La fonte interna che ha fatto sapere a Fox di questa indagine ha spiegato “se la Clinton ha permesso ad altra gente di usare la propria password, questo e’ un grande problema”, perche’ il Manuale degli Ufficiali del Servizio Estero proibisce espressamente la condivisione delle password. di Glauco Maggi  twitter @glaucomaggi