Usa-Iran
Obama non vede il pericolo Ahmadinejad e l'America trema
A futura memoria, speriamo che le frasi che stiamo per riportare non finiscano nel libro nero dell’ “Appeasement nella Storia delle Nazioni”, al capitolo su “Perché l’Iran di Ahmadinejad non è stato fermato per tempo?”. Eppure, era stato chiarissimo nelle sue intenzioni. La raccolta delle citazioni la fornisce il Wall Street Journal, che non ha dovuto fare giornalismo investigativo ma ha applicato la massima di George Orwell: “Per vedere quello che ci passa davanti al naso abbiamo bisogno di batterci costantemente”. E ha riportato le minacce iraniane agli ebrei in occasione del discorso che il presidente iraniano ha pronunciato davanti all’ Assemblea delle Nazioni Uniti, nella sua usuale tirata settembrina contro Usa e Israele. Non ha promesso di “eliminare” Israele, ma solo perché l’aveva già fatto lunedì, sempre parlando a New York. “L’ Iran è sulla scena da 7000-10000 anni, loro (gli israeliani NDR) stanno occupando questi territori da 60-70 anni con il sostegno e la forza degli Occidentali. Loro non hanno radici nella storia. Crediamo che si trovino in un vicolo cieco e che stiano cercando avventure per scappare a questo punto morto. Non saremo danneggiati da bombe straniere. Non le mettiamo neppure nel conto in nessuna equazione che riguardi l’Iran. Durante una fase storica, loro (gli sraeliani NDR) rappresentano un minimo impiccio che entra in scena e che poi viene eliminato”. “Eliminato”, “annichilito”, “spazzato” sono parole-concetti ricorrenti. Nell’ottobre 2005, lo stesso Ahmadinejad, citando l’Ayatollah Khomeini, disse che Israele ”deve essere spazzato via dalla mappa”. Nel giugno 2008 ribadì: “Israele ha raggiunto la fine della sua funzione e presto sparirà dalla mappa geografica”. Altri dirigenti iraniani hanno fatto eco. Nel febbraio scorso, in Tv, il Leader Supremo Ali Khamenei chiamò Israele un “tumore canceroso che dovrebbe essere asportato e sarà asportato. D’ora in poi, in ogni posto, se qualunque nazione o gruppo … combatte il regime sionista noi lo appoggeremo e lo aiuteremo. E non abbiamo paura nell’esprimere ciò”. “La nazione iraniana è impegnata nella sua causa che è la completa distruzione di Israele” (annihilation, annullamento è l’espressione usata), ha detto in maggio il capo di staff delle forze armate, il maggiore generale Hassan Firouzabadi. E’ un piano che viene da lontano, per la verità, e suona più terribile ora che la meta dell’arma nucleare è prossima : “Uno dei nostri punti più importanti è che Israele deve essere distrutto”, disse Khomeini già negli Anni Ottanta. E l’ex presidente Akbar Rafsanjani, che passava per un moderato, nel 2001 disse: “Se un giorno il mondo islamico sarà equipaggiato di armi come quelle di cui dispone ora Israele, allora la strategia degli imperialisti raggiungerà un punto morto perché anche l’uso di un solo ordigno nucleare su Israele distruggerà ogni cosa. E comunque farà invece solo un danno al mondo islamico. Non è irrazionale contemplare una simile eventualità”. Se anche per i “moderati” iraniani l’idea di provocare milioni di morti tra i musulmani “non è irrazionale” quando accompagnata alla eliminazione totale degli ebrei e di Israele, sarebbe bene che l’Occidente e i governi Usa ed europei “vedessero con chiarezza quello che è sotto il loro naso”, come suggerisce il WSJ, via Orwell. Obama, martedì all’Onu, ha detto che “gli Stati Uniti faranno ciò che si deve per prevenire l’Iran dall’ottenere un’arma nucleare”. Ma mentre è certo che ha parlato agli elettori ebrei della Florida e degli altri stati ballerini, chi può credere davvero che intende quello che dice, in termini concreti e cioè militari, quando fa una simile promessa? Sarà davvero disposto a “fare ciò che si deve”? O sta facendo solo la faccia dura perché mancano sette settimane al voto? Nei 4 anni di presidenza non ha fatto altro che tendere la mano ai nemici, e bistrattare Israele. Il Nobel della Pace l’ha già vinto, e viene più da temere che coltivi dentro di sé l’idea di entrare nella galleria sciagurata dei Naville Chamberlein, il ministro inglese che, come gli altri leader europei devoti dell’appeasement, si rifiutò di vedere il pericolo dell’Hitler che gli stava davanti al naso.